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LE ORIGINI DI OGNISSANTI

Chi giunge in piazza San Pietro è accolto dal grande abbraccio del colonnato del Bernini. In cima ad esso troneggiano le figure dei Santi, uomini e donne che hanno vissuto la loro esistenza dedicandosi al prossimo e al volere di Dio. L’appellativo di “Santo”, nella Bibbia, era riservato solo all’Altissimo. Con l’avvento del cristianesimo, il titolo venne esteso a tutti i battezzati, tanto che la Chiesa dei primi secoli usava chiamare “santi” i propri membri. Ma come nasce la solennità di Tutti i Santi che i cattolici festeggiano oggi?

Sin dalle origini nelle prime comunità cristiane, venivano onorati, dopo la morte, i martiri, cioè coloro che avevano perso la vita testimoniando la loro fede in Gesù Cristo. Queste commemorazioni, cominciarono ad esser celebrate con maggior risalto dal IV secolo d.C. sia nelle chiese orientali che in quelle latine. Le prime tracce di una “festa” generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste. Anche il teologo Efrem Siro, parla di questa ricorrenza, collocandola al 13 maggio.

Tale data fu scelta poiché quel giorno, nel 609 d.C., il Pantheon di Roma venne dedicato a Santa Maria dei Martiri da Papa Bonifacio IV. Circa un secolo dopo, Gregorio III fece erigere in San Pietro una cappella all’interno della quale vennero conservate le reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. La data scelta per consacrare questo luogo fu il primo novembre.

Nelle regioni del nord Europa, invece, in questo periodo, i sacerdoti druidi si riunivano per festeggiare il passaggio dall’estate all’inverno svolgendo il rito di Samhain, il “signore della morte” destinato a sconfiggere il dio del sole facendo ritornare dall’aldilà le anime dei defunti, affinché prendessero possesso del corpo dei vivi. Un rituale pagano sul quale si è innestata la tradizione di Halloween.

Per agevolare il processo di critianizzazione di quell’aerea geografica, ancora fortemente legata alle sue usanze, Papa Gregorio IV, nell’834, spostò la festa di Ognissanti dal 13 di maggio al 1 di novembre. Successivamente nel secondo giorno del penultimo mese dell’anno fu collocata la celebrazione dei defunti. Ludovico il Pio, nell’835, su richiesta dello stesso Pontefice, decretò Ognissanti festa di precetto in tutto l’impero. Dopo di lui, tutti i monarchi del Vecchio Continente stabilirono il primo novembre come giorno di riposo.

Quest’oggi la Chiesa ricorda, come disse Benedetto XVI, “una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio”.

In Italia, ogni regione celebra la festività con tradizioni e piatti tipici. In Puglia, ad esempio, si prepara il “grano cotto“, un dolce a base di chicchi di grano cotti al vapore uniti a vino cotto, cioccolato fondente e melograno. Consumando questa pietanza si ringraziano i Santi del buon raccolto. Molte di più sono, invece, le usanze legate alla ricorrenza del due novembre, giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti. In Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre, si lascia un vaso pieno d’acqua nella cucina di casa, per dissetare i defunti in visita. Nelle campagne intorno a Cremona, ci si alza molto presto, si rassettano subito i letti in modo che le anime dei cari possano trovarvi riposo; poi si va in giro, di casa in casa, a raccogliere pane e farina per preparare dei dolci. In Sicilia “I Morti” hanno un significato simile a quello del Natale. I genitori invitano, infatti, i figli a essere buoni in modo da ricevere un regalo dai cari estinti in occasione del 2 novembre. Tradizione, questa, praticata anche in molte zone della Puglia e della Basilicata.

Fabio Beretta

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