L’altra faccia della crisi. Otto italiani su dieci non buttano il cibo scaduto.

Otto italiani su dieci non buttano cibi scaduti: è quanto afferma la Coldiretti sulla base del rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo. Si tratta dell’81% della popolazione italiana, rispetto al 2013 l’incremento è stato del 18%. È l’altro aspetto della crisi, gli italiani sembrano essere disposti a risparmiare anche sui beni di primaria importanza. Ciò che ha realmente valore è comprendere quando superare la scadenza può ledere la salute del consumatore. Osservare e saper leggere l’etichetta di un prodotto viene prima di ogni cosa. La data di scadenza effettiva va distinta dal Termine Minimo di Conservazione, introdotto dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”. Il TMC indica fino a quando il prodotto alimentare mantiene le sue proprietà – gustative, nutrizionali e organolettiche – se conservato con modalità corrette, ma se la data viene superata, entro un range temporale comunque limitato, il consumo dei prodotti non comporta rischi per la salute. Conseguenzialmente, tanto più verrà superata la data indica dal TMC – sottolinea la Coldiretti – tanto più tanto più «vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc». La data di scadenza effettiva, introdotta invece dalla dicitura “da consumarsi entro”, seguita da giorno mese ed anno, si utilizza per prodotti preconfezionati e, soprattutto, facilmente deperibili. Si tratta in particolar modo di pesce, latticini, carne, uova. Attenzione alle confezioni gonfie o ad eventuali muffe e prodotti sottolio il in cui il cibo supera il livello dell’olio all’interno del barattolo.

Gli italiani sono disposti a tagliare sulle spese a partire dal contenuto della propria dispensa, prima di tutto è necessaria una grande attenzione alle modalità in cui farlo.