La Grande Schifezza

La Grande Bellezza sotto La Grande Monnezza. Uno schifo per i cittadini traditi. Uno schifo per i poveri a cui è stato rubato per dare ai ricchi. Uno schifo per quelli che non trovano lavoro perché non sono amici degli “schifosi”. Un autogol davanti al mondo che sente parlare di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune capitale d’Italia, proprio nel semestre in cui guidiamo l’Europa. Non poteva non essere “letteralmente uno schifo” anche per Matteo Renzi, che indignato chiede “subito i processi”, perché “dobbiamo sapere chi ha rubato”. Non fa una piega, se parla da cittadino. Ma da Presidente del Consiglio e ancora di più da segretario di partito non può limitarsi ad aspettare i tempi della giustizia. La corruzione della classe politica non si è mai fermata davanti ai giudici. Lo abbiamo visto con Tangentopoli, dalla quale non abbiamo imparato niente.

Ci vuole una soluzione politica. Il commissaramento del Pd romano non può essere la fine della corruzione in Italia, se tutto va bene è solo un buon inizio. La vera sfida per la classe dirigente tutta, non solo del Pd (l’unico partito per ora ad aver aperto il dibattito interno), è quella di emendarsi da sola, di arrivare una volta per sempre prima degli avvisi di garanzia. Serve quello che non si è mai visto, una politica che non si giochi la faccia sul rosso e il nero. Rosso come mister coop, Salvatore Buzzi, nero come l’ex terrorista fascio Massimo Carminati: il primo, un ex bancario truffatore che ha ucciso il suo complice con 34 coltellate; l’altro, un personaggio cresciuto all’ombra della banda della Magliana.

Possibile che nessuno abbia capito il curriculum di questi due prima di concedergli centinaia di milioni di euro in appalti pubblici su campi nomadi, centri profughi, raccolta differenziata e aree verdi? Possibile che le fondazioni dei sindaci Alemanno e Marino accettino finanziamenti dagli sconosciuti, comunque sapendo che si tratta di ditte appaltatrici del comune? Possibile che certa gente sia arrivata a stringere la mano a Berlusconi Presidente del Consiglio, così come a sedersi a una cena di finanziamento del PD a pochi tavoli da Renzi?

Il Mondo di Mezzo di Tolkien era popolato da creature buone e cattive. In quello di Carminati esistono solo gli orchi. La buona politica per sopravvivere deve andare a ritrovare gli Elfi e gli Hobbit. Non solo a Roma, ma anche nelle acque torbide del Mose di Venezia, all’Expo di Milano infiltrato dalla mafia, nei consigli regionali dove taroccano le note spese, oltre che nel mezzogiorno delle mafie storiche.

Per rottamare i corrotti il clima di scontro tra politica e magistratura però deve cambiare. Il Procuratore Generale di Palermo Scarpinato sostiene che “dal 1990 in poi sono state approvate una dopo l’altra diverse leggi che hanno evitato la galera ai politici corrotti”. E cita ad esempio la legge Severino, che per il reato di concussione “riduce le pene e la prescrizione, e crea omertà”. In un paese affamato di certezza del diritto come il nostro si potrebbe cominciare da una legge semplice, richiesta da molti addetti ai lavori: la cancellazione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio, come nella maggior parte dei paesi civili. Salverebbe migliaia di processi e sottoporrebbe alla giustizia anche i più ricchi e potenti. Come il barone svizzero dell’Eternit, che ha sulla coscienza più di tremila morti e l’ha fatta franca.

Ma per le soluzioni politiche ci vuole la volontà politica. E si finisce per scomodare ancora Enrico Berlinguer, l’unico segretario di partito ad aver sentito l’esigenza di porre una “questione morale” prima di aver udito il benchè minimo tintinnio di manette. “La questione morale esiste da tempo, ma ormai è diventata la questione politica prima ed essenziale – diceva Berlinguer – perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico”. Era l’estate del 1981. Sembra oggi. Ma il tempo del “faremo” è scaduto.