La ferocia pesa più che la pena di morte

Marito e moglie, cristiani, in Pakistan, vengono arsi vivi nella fornace della fabbrica cui lavoravano per blasfemia dopo essere stati torturati con atrocia da circa 400 persone. La blasfemia e la bestemmia in alcuni paesi costituiscono reato e vengono puniti in modo diversificato in relazione al grado di colpevolezza. Ma se la convenzione dei diritti dell’uomo ammette il reato in pendenza del riconoscimento della libertà di espressione e religione, agli artt.9 e 10, da lungo tempo tenta anche di ridimensionare la pena in quei paesi dove questa sembra essere in balia dell’ira umana anziché divina. La questione relativa al dibattito religioso è cosa che lascio fare a chi compete, nelle opportune sedi.

Non si obietta neppure che sia prevista una pena e in alcuni luoghi, di morte (sebbene la legge pakistana la contempli nei casi estremi ma poi non preveda l’onere della prova per chi accusa) nel rispetto delle relazioni internazionali e diplomatiche che non transigono sull’interferenza degli stati esterni, rivendicando la propria sovranità. Tentando addirittura di immedesimarsi nella ratio che prevede la pena di morte, astraendosi dai propri valori, si chiede solo se sia possibile condurre i colpevoli ad una morte dignitosa che non sorpassi il limite della umanità nella brutalità con cui si applica infligge la morte. In 400 hanno torturato una donna incinta e suo marito e vedendo le immagini, io non riconosco uomini, ma volti trasformati, contratti e pregni di un istinto bestiale, non molto diversi dalle iene che dilaniano le carni strappate della loro preda e digrignano i denti per  difendere il loro pasto.

Se ancora è possibile esprimere il proprio sdegno e avere la libertà di provare nausea e disgusto per le modalità con cui questi rabbiosi indivdui si sono scaraventati su due corpi, ecco, vorrei vomitare tutto il mio ribrezzo. Non esiste angolo di mondo che pur ammettendo la pena di morte possa includere la  ferocia e la violenza come applicazione delle legge. Altrimenti la legge rinnegherebbe la sua stessa natura. Fare giustizia così è vergognoso, equivale a compiere un reato per punire un altro reato.