Il dolmen di Galilea e il mistero delle iscrizioni sconosciute: la nuova sfida dell’archeologia

Kibbuz Shamir, Alta Galilea: quelle che potevano a prima vista apparire come delle semplici pietre potrebbero rivelarsi una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni. Quello rinvenuto da uno studioso israeliano, il professor Gonen Sharon, infatti, non è solo un dolmen di proporzioni colossali (50 tonnellate) ma anche un punto di partenza per cercare di aggiungere un ulteriore capitolo alla storia di questa parte di terra mediorientale, finora sconosciuto. Una struttura megalitica impressionante quella scoperta la quale, con le sue 400 tonnellate di peso complessive tra dolmen e pietre circostanti, sta stimolando la curiosità della comunità scientifica mondiale, richiamata dalla volontà di scoprire qualcosa in più di questo affascinante mistero. Sì, perché le dimensioni e l’assoluta unicità di questa costruzione rispetto alle altre simili di questa zona della Galilea, non è la scoperta più eccitante: sulle pietre dei soffitti, infatti, sono state rinvenute incisioni del tutto sconosciute al mondo dell’archeologia, per ora incomprensibili ma che, plausibilmente, potrebbero essere state vergate da individui appartenenti a una civiltà tecnologicamente e socialmente avanzatissima per l’epoca, stanziata da queste parti nell’Età del bronzo e della quale non si sospettava nemmeno l’esistenza.

Un dolmen e un’enigma

E’ decisamente presto per fare considerazioni troppo azzardate ma, sicuramente, la scoperta del professor Sharon pone le basi per un nuovo studio sulla preistoria del Medio Oriente, in particolare della Galilea. E, per affrontarlo, occorrerà partire proprio dalle misteriose incisioni: “Si tratta di linee rette che vanno a congiungersi con un arco”, ha spiegato l’archeologo, mentre il ricercatore dell’Autorità israeliana, Uri Berger, ha dichiarato come tali segni siano “senza eguali in questa regione. Ed il loro significato è per noi un mistero”. Sul pavimento del dolmen principale, inoltre, sono state rinvenute tracce e frammenti di materiali lavorati, quali piccole perline colorate. La datazione approssimativa della struttura e dei suoi ignoti simboli rupestri si attesterebbe sui 4 mila anni fa.

Il mistero fra i segni

Il ritrovamento di complessi megalitici intrisi di dubbi storici non è certo una novità: basti pensare al sito di Stonehenge, alle nuraghe della Sardegna o ai Moai dell’Isola di Pasqua. Tuttavia, il confronto con una simbologia sconosciuta, non riscontrabile in nessun libro o in studi precedenti, va legittimamente a stuzzicare l’attenzione della comunità scientifica, affascinata dall’idea di decifrare un codice preistorico e, possibilmente, riportare alla luce i resti di una civiltà sepolta dalla storia. Del resto, gli enigmi crittografici sono una costante della storia accademica dell’uomo: alcuni, pur oggetto di studio per anni, sono rimasti irrisolti mentre altri sono stati solo parzialmente tradotti. Il fascino prettamente archeologico del dolmen israeliano si lega soprattutto all’accurata disposizione di tutte le pietre che compongono il complesso (forse un cromlech) in un ampio semicerchio, per realizzare il quale si richiedeva, plausibilmente, un’altrettanto complessa organizzazione sociale della quale, però, non si hanno ulteriori notizie. Per capirne di più occorrerà tempo: un ingrediente essenziale per accrescere il fascino del mistero.