Il card Bassetti è il nuovo presidente della Cei

Bassetti

Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e Città della Pieve è il nuovo residente della Conferenza Episcopale italiana. La sua nomina è stata confermata questa mattina da Papa Francesco. Originario di Marradi, in provincia di Firenze, fu a lungo rettore del seminario maggiore di Firenze, nominato dal card. Benelli. Amico e allievo del cardinal Piovanelli, che lo consacrò vescovo nel 1994, ha guidato la diocesi di Massa Marittima-Piombino fino al 1998, quando Giovanni Paolo II lo trasferì ad Arezzo. Nel 2009 Benedetto XVI lo nominò arcivescovo di Perugia e fu eletto vicepresidente della Cei per l’Italia centrale.

Il S. Padre lo ha creato cardinale a sorpresa nel 2014 al suo primo concistoro, mentre altre sedi tradizionalmente cardinalizie (Torino e Venezia su tutte) sono rimaste al palo. Lo scorso anno il Pontefice gli ha anche affidato le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Un pastore con l’odore delle pecore, per dirla con parole del S. Padre, vicinissimo agli ultimi, ai poveri, ai rifugiati e al mondo del lavoro. Accanto ai minatori, ai pescatori e agli operai delle acciaierie durante il suo primo ministero episcopale. Da vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro sottoscrisse un documento a sostegno dei lavoratori della Buitoni di Sansepolcro, che visitò di persona. Fermo difensore di quelli che in epoca “ruiniana” furono definiti “valori non negoziabili”, ha tuttavia la capacità di non creare barriere, con un’apertura al dialogo molto apprezzata dal Papa, che non a caso lo ha confermato alla guida della diocesi perugina “donec aliter provideatur”, cioè fino a nuova decisione, nonostante abbia compiuto i 75 anni previsti dal codice di diritto canonico per le dimissioni dei vescovi. Un provvedimento letto da molti come una ulteriore indicazione per la nomina alla presidenza della Cei. Un aperto sostenitore della “rivoluzione della tenerezza” di Francesco, come confessava poche settimane fa nel corso di un’intervista alla Radio Vaticana: “Rimasi molto, molto colpito da questa omelia (quella di inizio pontificato, nel 2013, ndr) nella quale per sette volte il Papa parlò di tenerezza: un’autorità che non è potere ma è tenerezza, che è servizio”.