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I veri colpevoli sono sempre i mandanti non gli esecutori

Quando avvengono manifestazioni di protesta, la tensione è sempre al limite e basta il lancio di un oggetto sbagliato o, come nel caso di specie, uno sbarramento per giungere all’uso della forza. Così, il corteo di ieri, dei lavoratori Ast di Terni assieme alla Fiom a Roma, si è concluso con le botte che sarebbero state ordinate per attuare “un’azione di contenimento”. Il leader della Fiom, Landini è inferocito dal trattamento violento che la polizia ha riservato ai lavoratori in protesta. Ignobile e avvilente in ogni circostanza, l’uso della violenza, da ambo le parti. Ma certo è impensabile voler fare il processo alle intenzioni ad un organo istituzionale che prende ordini e li deve eseguire. Chi non ha operato mai uno sbarramento non sa di cosa si parla: la reazione era logica e la risposta inevitabile. Troppo facile addossare le colpe agli organi di polizia.

A guardar bene quei poliziotti sono dalla stessa parte dei lavoratori, anch’essi impiegati e anch’essi padri di famiglia o giovani inesperti. Un casco e un manganello non li rendono diversi, perché qualche mese fa erano loro stessi al posto degli operai a protestare per analoghe motivazioni. I veri colpevoli, sono quelli che agiscono indisturbati, quelli che, comodamente seduti durante le discussioni parlamentari, giocano con i loro palmari e firmano testi di legge che, senza le dovute riflessioni, sfociano necessariamente in scenari avvilenti e deprimenti come quello di ieri. Basta vedere o sentire le loro deposizioni in aula e ai giornali: ogni parola è una stoccata, un botta e risposta che corre nella unica direzione della propaganda politica. La gente potrà essere semplice ma non sciocca, comprende il totale menefreghismo, lo legge nelle loro parole e lo vede dall’assenza di manovre adeguate.

Questa è la violenza profonda e lacerante che avviene ad opera di tutti i nostri politichesi e politicanti, di destra, sinistra o di centro che siano, tutti uniti -qui si-  nell’indifferenza al profondo allarme sociale della disoccupazione, divenuto come un cancro che si insinua nel sistema linfatico del mondo del lavoro, sempre più debole, sempre più ammalato, abbandonato ad un destino che non intende porre rimedi ma solo terapie palliative. Come dire ad un ammalato:” il dolore c’è ma ti aiuteremo a non sentirlo”. Manichini quindi, non governanti, che di onorevole non hanno nulla, nemmeno la cravatta!

 

Moira Schena

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