JP Gibson, nonostante la grave malattia, non ha mai smesso le gesta dei suoi idoli, che guarda in tv in braccio al papà da quando aveva pochi mesi. “Quando non aveva nemmeno due anni – racconta la mamma – ha iniziato a chiedere di tirare a canestro almeno un’ora al giorno prima di andare a letto, ricordandoci continuamente di voler diventare un Junior Jazz”. E per qualche secondo lo è stato, grazie alla sensibilità della dirigenza di Salt Lake City.
A permettere di coronare questo sogno è stato il fotografo J.M. Diaz, autore del progetto “Anything can be”, che raccoglie le storie di bambini sfortunati, costretti a lottare contro malattie gravissime, per coronare i loro piccoli grandi sogni
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