Tra il 2005 e il 2013 sono stati evitati circa 1,1 milioni di contagi da Hiv tra bambini e adolescenti sotto i 15 anni: a dimostrarlo sono i dati dell’Unicef, diffusi dall’organizzazione in vista della Giornata Mondiale contro l’Aids che si terrà domani in tutto il mondo.
Secondo i numeri dello “Statistical Update on Children, Adolescents and Aids report”, il numero di nuovi casi di infezione è diminuito di oltre il 50% in 8 anni. Un risultato ottenuto grazie ad anni di campagne di sensibilizzazione che hanno portato a facilitare l’accesso ai servizi per la prevenzione, per milioni di donne sieropositive e incinte, riducendo drasticamente i casi di contagio in gravidanza.
A livello globale, però, l’obiettivo stabilito dal Global Plan dell’Onu di tagliare del 90% il numero di nuovi contagi da Hiv tra i giovanissimi nel periodo 2009-2015, non è ancora stato raggiunto: il motivo principale è la forte disparità di accesso ai servizi sanitari fra donne che appartengono a Stati sviluppati economicamente e Stati in cui la povertà dilaga ancora. Nel 2013, solo il 67% delle donne sieropositive in gravidanza, nei Paesi a medio e basso reddito, ha ricevuto i farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus da madre a figlio: numeri in miglioramento rispetto al 62% registrato nel 2012.
Ad ogni modo, secondo i dati dell’organizzazione umanitaria, il declino più consistente si è verificato tra il 2009 e il 2013 in 8 Stati africani: Malawi (-67%), Etiopia (-57%), Zimbabwe (-57%), Botswana (-57%), Namibia (-57%), Mozambico (-57%), Sudafrica (-52%), Ghana (-50%).
“Se possiamo evitare 1,1 milioni di contagi da Hiv tra i bambini, siamo in grado anche di proteggerli tutti dal virus, ma solo a patto di riuscire a raggiungerli – ha commentato Anthony Lake, direttore dell’Unicef – Dobbiamo colmare le lacune e investire di più, per raggiungere tutte le madri, tutti i neonati, tutti i bambini e gli adolescenti con i nostri programmi di prevenzione e cura dall’Hiv per salvare e migliorare le loro vite”.
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