FEDERICO, DA GEOMETRA A CLOCHARD

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“Non avevo mai pensato di restare senza lavoro, senza famiglia, senza casa rischiando di vivere anch’io sotto un porticato”. Federico ha una sessantina d’anni, è sposato, ha un figlio e si presenta con un portamento elegante. Mentre racconta la sua storia di senza fissa dimora gli occhi a tratti si bagnano di lacrime per le vicissitudini degli ultimi anni. “Avevo uno studio come geometra in Veneto e a lungo ho lavorato anche per l’Azienda sanitaria. Quando ho iniziato a lavorare con altri soci in un’azienda agricola e investendo i soldi guadagnati nella compravendita di appartamenti, sono iniziati tutti i miei guai”. Nel 2012 la banca giudica l’azienda insalubre, ritira i fidi e, senza i liquidi degli istituti di credito, precipita sul lastrico. I beni di Federico e dei suoi soci finiscono all’asta e capitali da milioni di euro vanno in fumo in brevissimo tempo.

“A distanza di anni capisco che ero troppo ambizioso. Mi ero lanciato negli affari perdendo di vista gli affetti che avevo intorno a me. Dopo il fallimento, cercando di avviare altre attività in altre città – perché dove vivevo avevo subito perso di credibilità col passaparola delle banche – non ho fatto altro che accumulare debiti su debiti, un investimento sbagliato dietro l’altro. Vedevo intorno a me solo nemici, concorrenti che mi volevano fregare e invece ero io che ero caduto in una spirale di falsità e inganni sperando di recuperare il mio successo. Sono arrivato perfino alla bancarotta fraudolenta e così sono caduto in un lungo periodo di depressione, rimanendo solo come un cane dentro ad una pensione. Fino a quando sono rimasto senza un soldo in tasca e senza un posto dove dormire”.

Federico, nonostante abbia perso tutto, non ha vissuto a lungo l’esperienza della strada come tanti altri barboni costretti a dormire sulle panchine o sui gradini dei negozi coperti solo dai cartoni. Alcuni conoscenti lo invitano a cercare un dormitorio e così viene accolto nella Capanna di Betlemme di Bologna, una delle sette realtà di accoglienza, per chi altrimenti sarebbe costretto a dormire all’aperto, volute da don Oreste Benzi – un gigante dell’amore, come lo chiama Federico. In questo luogo di passaggio, incontra i tanti volti della miseria, un mondo a lui sconosciuto, riscopre il valore della sua famiglia che è più importante degli affari e fa anche esperienza del perdono e della fede.

“Se potessi incontrare il Papa gli direi un grande grazie perché so che posso essere perdonato degli errori del passato e ricominciare una nuova vita. Lui durante tutto l’anno ha parlato di misericordia: è propria quella di cui abbiamo bisogno tutti, poveri e ricchi, italiani e stranieri. A contatto con tante culture diverse e situazioni di povertà di ogni tipo che prima non conoscevo, ho capito che davanti a Dio siamo tutti uguali e abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dignità di uomini. Anche quando rimaniamo senza residenza, senza documenti, siamo come invisibili e senza identità, Lui non dimentica nessuno”. Tra i senzatetto Federico capisce di dover cambiare vita, carattere e abitudini, imparando anche a guardare le difficoltà di chi gli è vicino. Smette quindi di fare l’imprenditore di se stesso, rincorrendo il denaro e scialacquandolo in mille vizi. In comunità non decide più lui gli orari, impara a spazzare, a lavare i piatti e a fare le pulizie come tutti gli altri. E un domani spera così di essere di nuovo accolto dalla sua famiglia, non dettando più le regole da solo né usando le persone per il proprio tornaconto.

Anche per questo Federico ha chiesto di partecipare al Giubileo dei senza fissa dimora che avrà inizio oggi in Sala Nervi con la catechesi di Papa Francesco cui seguiranno visita alla capitale e Via Crucis. Sabato 12 l’iniziativa, che prevede la partecipazione di quattromila clochard da tutta Europa, continuerà con l’incontro di grandi testimoni della fede e alla sera, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, la Veglia di preghiera con il cardinale Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione. Domenica 13 si terrà la Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro. Il Giubileo dei clochard, organizzato dall’associazione francese “Fratello”, nata nel 2014 per aiutare anche nella crescita spirituale le persone in grave situazione di precarietà e senza alloggio, si tiene a conclusione del Giubileo della Misericordia, non a caso proprio nel giorno della memoria di San Martino di Tours, ricordato per aver donato il suo mantello a un viandante quando ancora era soldato dell’Impero Romano. E divenuto Vescovo alla fine del IV secolo, tra i fondatori del monachesimo in Occidente, si è distinto soprattutto per la semplicità dell’abito e della dimora come anche nell’approccio con la gente delle campagne.