Il Tribunale amministrativo del Veneto ha annullato la delibera regionale sul limite di età a 43 anni per poter utilizzare la fecondazione assistita eterologa nella strutture pubbliche, a differenza dell’omologa a cui si può accedere con un’età superiore. Una coppia veneta sterile si era vista negare l’accesso alla tecnica a causa dell’età della donna, che da poco ha compiuto i 43 anni. I due hanno presentato ricorso per “eccesso di potere di contraddittorietà, illogicità ed errata valutazione dei presupposti di fatto e di diritto”. I giudici del Tar hanno deciso di annullare la delibera in cui si fissa il limite a 43 anni per poter accedere alle strutture pubbliche per potersi sottoporre alla fecondazione assistita “perché viziata per violazione dei principi di costituzionali di uguaglianza, nonché diritto alla genitorialità e alla salute”.
Sono due le sentenze del Tar in materia di fecondazione eterologa; una presentata dall’Associazione giuristi per la Vita, dll’Associazione Pro Vita Onlus e da Futuro Popolare che chiedevano l’annullamento della delibera nel suo complesso, ma che il Tar ha respinto. L’altra riguarda il ricorso della coppia veneta che è stato accettato.
Per il governatore del Veneto Luca Zaia si tratta di due ” sentenze che vanno in realtà nella stessa direzione: la libertà. Non si deve parlare di vittoria o sconfitta, ma di passi in un cammino complesso anche per motivi etici, come quello dell’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha portato alla decisione nazionale di erogare la fecondazione eterologa”.
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