Una scoperta che potrebbe cambiare completamente il mondo delle ristrutturazioni degli edifici arriva dall’Università di Newcastle, dove i ricercatori hanno progettato uno speciale tipo di cemento in grado di auto-ripararsi. Il progetto è stato coordinato da Martyn Dade-Robertson, scienziao dell’università britannica.
Il cemento potrebbe essere utilizzato per costruire fondamenta più sicure, capaci di ripararsi e addirittura di fabbricarsi da sole. Questo sarà possibile grazie a dei batteri “muratori” che sono stati modificati geneticamente.
I ricercatori si sono ispirati al batterio realizzato da un gruppo di studenti della stessa università, chiamato BacillaFilla, in grado di riparare lesioni nel calcestruzzo grazie alla produzione di carbonato di calcio e una colla a base di zuccheri. Il gruppo di Dade-Robertson ha però utilizzato un batterio molto comune, l’Escherichia coli. Il primo passo è stato individuare in esso i geni che rispondono ai cambiamenti di pressione dell’ambiente. Quindi il Dna è stato modificato in modo da produrre una proteina che si illumina quando si “illuminano” i 122 geni sensibili ai cambiamenti di pressione.
Il passo successivo consiste nel sostituire il gene che produce la proteina fluorescente con geni che fabbricano sostanze simili a quelle prodotte dal BacillaFilla e che si dovranno attivare ogni volta che il batterio percepisce movimenti del suolo e cambiamenti nella pressione. La produzione del “biocemento” sarà controllata da un software in grado di prevedere come il microrganismo reagisce alle forze nel sottosuolo, come la pressione dell’acqua.
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