Colpo al caporalato, al carnevale di Ivrea solo arance anti-sfruttamento

La lotta al caporalato sbarca anche al carnevale di Ivrea, famoso in tutta Italia per la celebre “battaglia delle arance”. Durante il festeggiamento, nelle principali piazze della città decine di carri, pittorescamente bardati, sono accompagnati da un folto gruppo di “aranceri” – uomini e donne – che vanno all’assalto del carro avversario bombardandolo a colpi di agrume. Una speciale commissione assegna un premio alla banda che, per ardore, tecnica e lealtà, si è maggiormente distinta. La battaglia ha luogo gli ultimi tre giorni di carnevale, ovvero la domenica, il lunedì e il martedì grasso, sempre di pomeriggio.

La novità di quest’anno riguarda la lotta al caporalato. A partire dall’edizione 2015, infatti, ogni agrume arrivato nel comune sabaudo sarà utilizzato nella battaglia solo dietro certificazione che ne garantisca l’estraneità da pratiche di sfruttamento e neo-schiavismo. Sono state le stesse squadre in gara a richiedere alle aziende fornitrici la certificazione antimafia e il bilancio aziendale relativo agli ultimi tre anni di esercizio. A farsi garante dell’intero processo è la Prefettura di Torino, che si occuperà di studiare i documenti e trasferirli alle autorità competenti e agli enti coinvolti nel progetto.

L’iniziativa è frutto di un protocollo, denominato “Arance della legalità”, stilato dalla fondazione Benvenuti in Italia, con la partecipazione di Libera Piemonte, della fondazione Storico Carnevale di Ivrea, del comune di Ivrea e delle associazioni di arancieri che ogni anno partecipano all’evento. Il protocollo – che avrà una prima durata di tre anni – vede tra i firmatari il sindaco di Ivrea Carlo della Pepa, il prefetto Paola Basilone e Davide Mattiello, eurodeputato Pd e presidente della fondazione Benvenuti in Italia,

Il progetto “Arance della legalità” – spiega Mattiello – è nato sull’onda dell’esperienza di Ivan Seigner, il camerunese che nel 2011 denunciò il caporalato esistente dietro la raccolta di pomodori in Puglia, e che poi guidò il grande sciopero dei braccianti di Nardò (Lecce). “Quando Ivan tornò a Torino – racconta Mattiello – ci incontrammo per iniziare a immaginare delle azioni concrete per farci carico di quella che ormai è una vera e propria guerra”. E a questo proposito, l’eurodeputato tiene a sottolineare che l’arma scelta per combattere questa guerra “è la trasparenza”. “Ci siamo impegnati – continua – a rendere trasparente l’intera filiera di produzione e distribuzione delle arance che arrivano a Ivrea: ogni azienda coinvolta sarà tenuta a mettere le carte in tavola. Da oggi, chi non lo fa, semplicemente è fuori”.