CACCIA CINESE “SFIORA” UN AEREO SPIA AMERICANO

Ancora una provocazione dal governo di Pechino agli Stati Uniti. Un aereo spia americano (un Boeing RC-135 Rivet) è stato “intercettato” da un caccia cinese nelle acque internazionali a largo della penisola di Shandong, nel mar giallo. L’incidente diplomatico, avvenuto 8 giorni fa, è stato rivelato dalla Casa Bianca soltanto oggi, in occasione della visita del presidente Xi Jinping in America.

Il caccia avrebbe incrociato la rotta del velivolo americano, tagliandogli “la strada” a pochi metri dal “muso”. Una manovra che il portavoce del Pentagono, Peter Cook, ha diplomaticamente definito molto pericolosa. “Il rapporto che ci è arrivato dall’equipaggio ha segnalato una condotta veramente poco sicura da parte del pilota – ha continuato Cook – e questa non è la prima volta che i militari cinesi assumono un comportamento aggressivo”.

Solo lo scorso mese, mentre il presidente Barack Obama era in visita in Cina, il governo di Pechino aveva inviato 5 navi da guerra nelle acque territoriali statunitensi a largo dell’Alaska. Un gioco al gatto e al topo che va avanti dal 2001 quando si verificò l’incidente peggiore; una collisione tra due aerei militari che costrinse il mezzo americano ad un atterraggio di emergenza nell’isola di Heinan. L’equipaggio fu trattenuto ed interrogato prima di essere rimpatriato e il velivolo non fu mai restituito.

Più recentemente, nell’agosto del 2014, si è verificata una provocazione simile. Un aereo di Pechino ha effettuato un tonneau (un giro di 360° sull’asse orizzontale) intorno ad un mezzo di ricognizione della marina statunitense, passandogli a soli 7 metri di distanza. Da marzo poi, una donna d’affari di Huston, in Texas, risulta ingiustamente detenuta in Cina, con l’accusa di essere una spia. Insomma, le tensioni tra le due superpotenze sono ai livelli storici più alti dai cambiamenti politici del 1992 (quando la Repubblica Popolare si è aperta al “capitalismo” e all’occidente).