Radicali indù minacciano le minoranze: “le conversioni continueranno”

Praveen Togadia, leader del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), il movimento ultranazionalista indù, in vista dei 50 anni del gruppo nel distretto di Kandhamal (Orissa) che si celebrerà il prossimo 28 febbraio ha affermato: “Continueremo con i programmi di riconversione all’induismo, a meno che il governo non introduca leggi anticonversione a livello nazionale”. Dalle parole di Togadia sembra che i gruppi estremisti continuano ad agire indisturbati, incuranti perfino delle recenti dichiarazioni sulla libertà religiosa del Primo ministro Modi. Nei giorni scorsi il Vhp ha sferrato un attaccato diretto contro i missionari cristiani di New Delhi accusandoli di “presentare false denunce di aggressioni alle chiese”.

Sajan George, leader del Global Council of Indian Christians (Gcic), afferma: “La pace nell’area non si è ancora ristabilita e vi sono ancora tensioni. La presenza del Vhp emarginerà e terrorizzerà ancora di più la vulnerabile comunità cristiana”.”Anche le feroci e disgustose calunnie lanciate contro l’opera di Madre Teresa vanno viste nella stessa luce. La brigata hindutva continua a portare avanti la sua tattica diversiva” ignorando le disposizioni governative in forza dell’appoggio del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito al governo centrale che è il braccio politico del movimento nazionalista indù Sangh Parivar, di cui fanno parte gruppi radicali come il Vhp e la Rss, responsabili di violenze contro le minoranze etnico-religiose del Paese.

Mons. Henry Souza, arcivescovo emerito di Calcutta, sulle accuse rivolte alla fondatrice delle Missionarie della Carità ha risposto: “come farebbe Madre Teresa: pregherò per loro, sempre. Il miglior modo per aiutare queste persone è amarle ed essere misericordiosi”.