“Io senzatetto accanto a Francesco”

Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”. Con questo passaggio della prima lettera dell'apostolo Giovanni si apre il messaggio del Papa per la prima giornata mondiale dei poveri. Istituita alla fine del Giubileo Straordinario con la lettera “Misericordia et Misera”, questa giornata è stata offerta dal Pontefice alla Chiesa “affinché tutte le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i bisognosi”. Papa Francesco ha chiesto ai “confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi – che per vocazione hanno la missione del sostegno ai poveri, alle persone consacrate, alle associazioni, ai movimenti e al vasto mondo del volontariato di impegnarsi” perché “questa giornata diventi un richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l'esistenza del Vangelo”.

In questa domenica, oltre 4 mila tra bisognosi, persone meno abbienti e poveri raggiungeranno la Basilica di San Pietro per partecipare alla Santa Messa celebrata dal Papa. Successivamente 1.500 di loro saranno ospitati in Aula Paolo VI per un pranzo festivo insieme a Francesco. Tra di loro ci sarà anche Giuseppe, un senza fissa dimora che da circa un anno e mezzo vive alla Capanna di Betlemme di Rimini, una realtà di pronta accoglienza serale e notturna dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che non solo mettte a disposizione degli accolti un letto dove dormire e un pasto caldo, ma offre loro anche il calore di una famiglia. In Terris lo ha intervistato. 

Giuseppe ci puoi raccontare la tua storia?
“Ho 49 anni, ero sposato, ho dei figli e sono divorziato da circa 15 anni. Ho avuto una crisi depressiva dalla quale non sono riuscito a riprendermi e quindi ho iniziato a vivere per strada, dormendo un po' dove capitava. Poi ho cominciato a bere e a fare uso di stupefacenti. Una vita un po' 'incasinata'. Poi grazie a Dio ho conusciuto la Papa Giovanni, con loro ho affrontato e concluso un programma terapeutico, ma non avevo ritrovato la mia serenità una volta fuori sono ricaduto nell'alcolismo. Ora vivo alla Capanna di Betlemme da circa un anno e mezzo e qui ho ritrovato la mia tranquillita, anche se qui c'è molto via vai di persone. Questo grazie anche ai responsabili della struttura e ai volontari che prestano qui il loro servizio. Ora dormo e mi sveglio sereno e aiuto in quello che posso. Mi occupo della lavanderia della casa, questo mi impegna molto tempo, ma non mi pesa, sono contento. Qui ho trovato la mia tranquillità e sto bene così”.

Sei emozionato per questa giornata?
“Moltissimo. Dopo che mi hanno comunicato che saremmo andati a Roma per partecipare alla Messa e poi al pranzo con il Papa, credimi, mi sembrava un sogno e avevo le lacrime agli occhi”.

Come ti stai preparando per questa esperienza?
“Ho fatto due belle preghiere prima di andare a dormire e sto cercando di rimanere il più calmo possibile perché mi emoziono facilmente”. 

Che significato ha per te andare a Roma, pranzare con il Papa…
“Premetto che io sono nato e cresciuto a Roma. Mi sembra un sogno arrivare a stare così vicino al Papa. Anche solo pensare che lui potrebbe ascoltare le mie parole è un'emozione troppo grande”. 

Se avrai la possibilità di parlare con il Pontefice cosa gli dirai? Gli vorresti chiedere qualcosa?
“Sicuramente gli chiederò una preghiera per i miei figli, poi non lo so, le parole mi verranno al momento”. 

Se Francesco dovesse farti un regalo, cosa ti aspetteresti da lui?
“Il regalo più grande sarebbe potergli baciare le mani, solo questo. Se riuscirò ad essergli così vicino, so già che sarò l'uomo più felice del mondo”.