Nuovi raid contro l’Isis in Iraq. Attentato kamikaze a nord di Baghdad

Non si fermano i raid aerei americani in Iraq con l’Isis. Altri sedici miliziani del Califfato Islamico guidato da Al-Baghdadi sono stati uccisi nei bombardamenti che si sono abbattuti su Tel Afar, città ad ovest di Mosul, nel nord del paese. Prosegue dunque l’operazione per l’annientamento degli jihadisti, annunciata con forza da Barack Obama nel corso del vertice Nato andato in scena a Newport, Galles, la scorsa settimana. L’aviazione a stelle e strisce ha l’obbiettivo di permettere l’avanzata su tutto il territorio occupato dell’esercito regolare iracheno. Ieri i militari sono entrati nella zona attigua alla diga di Haditha, nella provincia occidentale di Anbar.

La situazione è drammatica anche nella zona di Baghdad.  Oggi un attentato kamikaze a nord della capitale ha portato alla morte di almeno 16 persone. Obbiettivo dell’attacco era un incontro tra le forze di sicurezza e le milizie sunnite di Al-Jabour, schierate al fianco del governo contro il Califfato. Il terrorista ha lanciato una jeep Humvee carica di esplosivi contro il luogo dove si stava tenendo il meeting.

Intanto un’indagine effettuata dagli esperti del Conflict Armament Research (Car) rivela la provenienza di gran parte degli armamenti dell’Isis. Tra questi ci sarebbero razzi anticarro prodotti nell’ex Jugoslavia e armi leggere di produzione americana. L’arsenale sarebbe stato ottenuto razziando i ribelli dell’Esl (l’Esercito siriano libero) e le caserme abbandonate dai militari iracheni in fuga. Farebbero parte della santabarbara jihadista anche  due tank cinesi Type 80, un fucile da cecchino croato, una Glock 9mm e varie armi leggere di origine sovietica. Il timore, già manifestato nei giorni passati dall’amministrazione americana, è che gli uomini di Al-Baghdadi possano essersi impossessati anche di armi chimiche non distrutte dell’arsenale di Bassar al-Assad.