GIUBILEO NEL MIRINO, ECCO IL PIANO ANTI-ISIS

Le prove generali le hanno fatte a Palmira. L’Isis ha fatto saltare in aria due antichi mausolei vicino al sito archeologico romano, in Siria, affermando di aver distrutto “un simbolo del politeismo”. C’è chi ha visto il “solito” gesto distruttivo fine a se stesso, la violenza cieca che si abbatte sui simboli oltre che sulle persone.
Ma potrebbe essere qualcosa di più inquietante: un test per calibrare dove e quanto esplosivo va messo per provocare l’implosione di un grande monumento.

Che il Califfato abbia l’Occidente nel mirino è cosa risaputa, così come ormai è acclarato l’utilizzo che i terroristi fanno dei media, tarando alcune loro gesta in funzione dell’impatto comunicativo più che della ferocia di esecuzione.

Ecco perché sta salendo l’allarme per il Giubileo. Ma esiste un piano anti-jihadisti. Perché gli obiettivi possibili, in una Roma invasa da pellegrini cristiani, sono tanti: scuole, monumenti, stazioni, luoghi istituzionali, ambasciate e persino centri commerciali.

Per questo sono state studiate strategie di emergenza per ognuno di questi obiettivi sensibili in caso di attentato, secondo quanto apprende l’Ansa da un documento. Forze dell’Ordine e Viminale hanno composto il risiko dei movimenti all’interno della Capitale dopo gli episodi in Tunisia, a Parigi, l’attentato a Charlie Hebdo e le continue minacce dell’Isis all’Italia. Il programma di emergenza è stato messo a punto dopo mesi di lavoro: ognuno delle centinaia di punti sensibili della città ha un file dedicato, che contiene un ordine ben preciso con un sistema ‘ad ingranaggi’ e l’entrata in campo di forze dell’ordine e soccorritori, pronto a scattare dall’istante dell’attacco e difendersi.

Tra i più imponenti e significativi, quello a San Pietro o quello al Colosseo. Il piano per l’Anfiteatro Flavio è un esempio: nel raggio di chilometri dal punto dell’eventuale attacco, la zona viene messa in sicurezza ed isolata, con l’intervento di Nocs, Digos, vigili del fuoco, protezione civile e ambulanze pronti a muoversi tra le cosiddette ‘zone calde’ e ‘zone tiepide’. Soprattutto nell’ipotesi dello scoppio di un ordigno, i primi a raggiungere l’epicentro dell’attacco sono i nuclei Nbcr (Nucleare Biologico Chimico Radiologico) dei vigili del fuoco. I reparti antiterrorismo cinturano la zona e le ambulanze restano nella zona tiepida per far partire i mezzi. Ai Fori Imperiali vengono sistemate una sala operativa mobile e un’area sanitaria per soccorrere eventuali feriti. Al Circo Massimo atterra l’eliambulanza. Da via dei Fori Imperiali a via San Giovanni in Laterano, l’arco di Costantino e dall’altra parte il parco di Colle Oppio, delimitano la zona calda e quella tiepida. I mezzi di soccorso, ammassati in uno specifico punto, sono pronti a trasportare eventuali feriti al più vicino Ospedale San Giovanni e, a seguire, nelle altre strutture.

In un eventuale attentato in piazza San Pietro, nel caso di un attacco all’interno dell’area del Vaticano, la zona calda viene delimitata dalla piazza e dal colonnato del Bernini. Nelle piazze adiacenti atterrano elicotteri ed eliambulanze pronti a decollare, oltre a quelli già in volo. Ospedale di riferimento, in questo caso, è invece il Santo Spirito. L’eliambulanza decolla e atterra a largo Giovanni XXIII e i mezzi di soccorso in via della Conciliazione, con la Sala Operativa Mobile vicina al Colonnato. Tutti i piani prevedono uno stravolgimento del sistema di viabilità in tutta la città per permettere a forze dell’ordine, vigili del fuoco, ambulanze e altri mezzi di soccorso di raggiungere le zone calda e tiepida. Una macchina che si attiva e cambia completamente in base al luogo dell’attacco, per limitare i danni e prevenire stragi e altri spargimenti di sangue all’insegna della jihad.

Questo è il “piano” di reazione, ma è chiaro che resta la prevenzione la vera arma sulla quale puntare. Senza dimenticare la protezione degli acquedotti che servono l’intera capitale: un’escalation in questo senso non può essere esclusa, e dunque è indispensabile preparare le contromosse anche in questo campo.
Tornando agli obiettivi più probabili, il cerchio si stringe dunque su San Pietro e Colosseo. Il primo perché, se pur presidiato, è quello che potrebbe fornire il maggior numero di vittime e di rimbalzo mediatico; il Colosseo è l’alternativa, che anche senza far scorrere il sangue che il Califfato vuole avrebbe comunque un enorme impatto mediatico. Ed è più facile da raggiungere. l’intelligence è attivata, ora non bisogna abbassare la guardia.