Le cattive leggi

burocrazia e corruzioneA proposito di leggi una persona mi ha chiesto: “quando ne viene fatta una si valutano preventivamente gli impatti negli anni successivi?” e dopo “viene seguita nel tempo o si lascia tutto al caso?” Nel pormi questo difficile quesito mi ha inviato un video emblematico: un colpo da maestro del golfista Tiger Wood che sembrava accompagnare l’allontanarsi della pallina colpita, quasi volesse condurla durante tutto il suo percorso.

Se volessimo rispondere in maniera semplice, con un sms o con un tweet, come si usa adesso, potremmo dire che ogni regola posta andrebbe preceduta da uno studio di fattibilità e di impatto. E quindi la progettualità dovrebbe essere il principio ispiratore di chi pone qualsiasi tipo di norma, su tutti di chi fa le leggi.

La politica è, infatti, la capacità di ideare un progetto che va oltre il contingente, è la comprensione sull’esito, cioè su quel che si va a fare e su come farlo al meglio. E per far ciò è necessaria una strategia, ma soprattutto è necessario aver chiaro quali siano i valori ed i fini ai quali si tende.

Parallelamente, però, chi decide deve necessariamente tener conto di tutte le voci che costituiscono la società. Specie in un sistema democratico che, per citare Winston Churchill, “è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”. Occorre quindi capacità di mantener fermi i propri riferimenti politici, etici e culturali, ma, parallelamente, volontà di non imporre la propria volontà ad altri, prevaricandoli.

La democrazia non è solo il luogo ove governa la maggioranza, ma il sistema attraverso il quale si tutelano le minoranze così che ciascuno si possa pienamente riconoscere in una collettività in cui il rispetto sia cardine portante del sistema. Solo in questo modo ognuno dei componenti del gruppo potrà sentire come propria la regola posta, volerla rispettare, valutarne negativamente la violazione. Non per caso Aristotele definiva la politica come “arte della mediazione”.

Tutto ciò fa comprendere quanto complesso sia un sistema che, talvolta, pone evidente con quanta difficoltà sono poste le leggi; quanto sia difficile, anche per il politico più avveduto ed onesto, compiere a pieno le valutazioni sulla ricaduta della propria originaria scelta che è stata filtrata attraverso il confronto o anche lo scontro, il quale deve esser accettato come momento di crescita del sistema.

Ed ancora non può non tenersi in conto, in un organismo in cui i rappresentanti di una collettività sono scelti su base elettorale, della opportunità che chi è chiamato a prender decisioni per gli altri tenga in conto la propria legittimazione e non crei fattura tra sé ed il proprio elettorato. Da qui il pericolo che agisca soltanto per soddisfare gli umori dei rappresentati, omettendo di far comprendere le infinite sfaccettature delle ricadute di decisioni legislative operate.

Ma ancor più grave, sino a poter esser definita patologica, la incapacità di comprendere che una legge modella un sistema, modifica i comportamenti dei cittadini e di coloro che si trovano sul territorio, costituisce affermazione di valori cui la collettività deve tendere.

E spesso, purtroppo, vediamo che la urgenza, vera o presunta, di affrontare un problema fa passare in secondo piano proprio quella necessaria capacità di comprendere le ricadute delle scelte assunte in sede politica. Si opera nel contingente e per il contingente, si cade nella estemporaneità, in una improvvisazione superficiale che dimentica che il sistema sociale di un Paese è fatto di un bilanciamento di interessi fondato su un metodo di “pesi e contrappesi” in cui la modifica di una regola va a incidere su valori che neanche si era pensato di modificare.

Purtroppo gli esempi sono moltissimi, leggi fatte – talvolta non solo per risolvere problemi contingenti, ma persino per valorizzare i soli interessi di un gruppo di potere – che vengono modificate in tempi brevi e soltanto al mutare delle situazioni e delle sensibilità, essendosi solo inseguito e continuandosi ad inseguire, una passeggera approvazione sociale; e le conseguenze sono serie e sotto gli occhi di qualsiasi osservatore avveduto. Nel settore della giustizia civile o, ancor più, penale potrebbero farsi decine di esempi: di fatto sono anni che giudici, avvocati, forze di polizia si dolgono che non riesce a concludersi un processo applicando le stesse regole con le quali era iniziato. E la stratificazione delle leggi porta confusione e ciò, a sua volta, ricade sulla legittimazione che il sistema deve avere nella propria collettività di riferimento.

Su tutto questo occorrerebbe riflettere, perché ogni cittadino, in democrazia, ha la capacità di scegliere il proprio rappresentante, se rispettoso dei valori che trasparentemente sostiene, se in grado di confrontarsi con gli altri in modo attento alle altrui idee e non egoistico ed allo stesso tempo fermo nei propri principi, se capace di guardare al bene del Paese che rappresenta, progettando un futuro che fonderà le proprie radici nelle scelte che adotterà.

Con una battuta si potrebbe dire, solo un po’ di più di che quello che il golfista Wood sa immaginare nel momento in cui accompagna la pallina nel suo effimero futuro.

Paolo Auriemma, Pubblico Ministero