«Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?» «Quare nos non potuĭmus eicĕre illum?»
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».
«Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?»: è la domanda posta a Gesù dai discepoli a proposito dell’epilettico liberato dal demonio. In effetti, Gesù aveva trasmesso ai suoi il potere di sanare gli infermi e cacciare i demòni (Mt 10,8): dunque tutto ciò è possibile, e quanto sarebbe bello! Guarire le infermità del corpo: malattie che conducono ad una morte prematura, o che causano invalidità permanenti. Ma ancora di più, curare le infermità dello spirito: paralisi di ogni tipo, che rendono incapaci di amare e di servire; indurimenti del cuore, che generano separazioni; depressioni, che intristiscono il volto; vizi, che schiavizzano nel peccato. Se dunque Gesù ci ha dato il potere di guarire tutte queste malattie, perché non riusciamo ad esercitarlo?
Ancora una volta, l’errore probabilmente è nelle aspettative, nella prospettiva. In che modo si esercita quel potere? Come esso realizza la guarigione? Forse attraverso una forza che vinca il male? Ma Gesù è venuto nella debolezza (1 Cor 1,25.27)! Attraverso una purezza non macchiata dal peccato? Ma Gesù si è fatto maledizione (Gal 3,13)! Ecco, ci immaginiamo il Gesù esorcista che tuona e domina il Maligno: ma l’esorcismo definitivo egli l’ha compiuto sulla croce! Farsi vicini ai malati: non condannarli, bensì accoglierli incondizionatamente; non volerli diversi, bensì amarli così come sono: amarli appunto, prendendo semmai su di sé il loro male. Un esorcismo simile è sicuramente efficace: vince qualunque male, trasforma il pianto in riso, il dolore in gioia (Sal 30/29,12; Is 61,3; Ger 31,13), rende il peso leggero, il carico soave (Mt 11,30), l’amarezza dolce (Es 15,25).
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