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Ecco cosa ha fotografato il telescopio Hubble

Dopo 29 anni di onorato servizio – era il 24 aprile 1990 quando fu lanciato in orbita – il telescopio spaziale Hubble continua a regalarci emozioni con le sue foto. Infatti, grazie alla Wide Field Camera 3 è riuscito a immortalare un'immagine straordinaria della stella binaria Eta Carinae, situata nella costellazione della Carena. 

Fuochi d'artificio spaziali

Non è la prima volta che questo sistema binario di stelle si “offre” come modello per Hubble che, questa volta, ha immortalato quello che potrebbe essere definito un fuoco d'artificio spaziale. Eta Carinae è stata una delle stelle più luminose della Via Lattea australe. E' un sistema binario con una massa complessiva si almeno 100 volte quella del Sole e una luminosità milioni di volte superiore. Nel 1838 si è prodotta una gigantesca esplosione che ha espulso la nebulosa di gas incandescenti che hanno la forma di un omino di neve, per questo è chiamata Nebulosa Omuncolo. L'ultima immagine ripresa, con la più alta risoluzione ottenuta da Hubble, mostra i gas in velocissima espansione dalla nebulosa, che brillano come fuochi d'artificio di color rosso, bianco e blu. Come riporta il sito www.media.inaf.it, la particolarità dell'immagine è proprio il colore blu, colore scelto arbitrariamente per rappresentare le osservazioni effettuate da Hubble in ultravioletto, luce altrimenti invisibile all'occhio umano. 

Il destino di Eta Carinae

Un recente studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e condotto da Nathan Smith, dell'Università dell'Arizona, e da Armin Rest, dello Space Telescope Science Institute, hanno ipotizzato che Eta Carinae abbia iniziato la sua vista come sistema triplo e, l'espulsione di massa di 170 anni fa sia stata causata quando la stella primaria – un'enorme supergigante blu – ha inglobato una delle sue compagne. Questo fa supporre che la ipergigante Eta Carinae, una stella morente, sia prossima ad esplodere in una supernova. Potrebbe essere già successo… ma si trova a 7.500 anni luce da noi e quindi la luce impiega 7.500 anni per raggingerci. 

 

Manuela Petrini

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Manuela Petrini
Tags: gashubble

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