Inchiesta ong: la Iuventa è arrivata al porto di Trapani

La “Iuventa“, nave della ong tedesca “Jugend rettet“, partita nella tarda sera di ieri da Lampedusa dopo essere stata posta sotto sequestro, è arrivata al porto di Trapani.

L’inchiesta

I magistrati procedono a carico di ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per i pm, che hanno cominciato a indagare su input di due operatori di Save The Children, almeno in tre occasioni l’equipaggio della Iuventa si sarebbe spinto a ridosso delle coste libiche per prendere a bordo profughi che non versavano in situazioni di pericolo. L’inchiesta tratteggia un accordo tra Iuventa, diventata una sorta di taxi per i profughi, e scafisti a cui venivano persino restituite le imbarcazioni. Una condotta irregolare, punita dal codice penale, che, però, hanno precisato i magistrati, non aveva scopi di lucro, ma era dettata da motivi umanitari.

A disposizione

L’ong Jugend Rettet su Twitter scrive: “Per noi il salvataggio di vite umane è e sarà la priorità e ci dispiace non poter operare nella zona di ricerca e salvataggio in questo momento. Non vogliamo fare alcuna ipotesi, per questo stiamo raccogliendo informazioni a tutti i livelli e solo dopo potremmo valutare le accuse. Speriamo di incontrare le autorità italiane prestissimo”.

Battaglia legale

La strategia difensiva verrà messa a punto nei prossimi giorni quando i vertici della ong verranno in Italia ad incontrare l’avvocato Leonardo Marino, esperto di diritto dell’immigrazione. Di certo ai giudici del Riesame di Trapani verrà chiesta la restituzione della Iuventa e del materiale sequestrato a bordo: pc e documenti. L’equipaggio, sentito dagli inquirenti, intanto è stato trasferito, con scorta della Guardia Costiera, in case private dell’isola solitamente destinate all’affitto ai turisti.

Ue alla finestra

Il portavoce della Commissione europea Mina Andreeva ha commentato: “Sappiamo dell’incidente ma non abbiamo dettagli. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane che stanno gestendo la cosa”. L’ong tedesca, insieme a Msf, Sos Mediterranee e Sea-Watch, non ha firmato il codice di condotta per i soccorsi in mare predisposto dal Viminale. A sottoscrivere le regole del ministero dell’Interno sono state, invece, Moas, Save the children, Proactiva Open Arms e Sea-Eye. “Mi dispiace che alcune ong abbiano scelto di non firmare. Dobbiamo lavorare tutti assieme per smantellare il modello di business dei trafficanti ed evitare le morti dei migranti. Per questo chiedo di nuovo a tutte le organizzazioni di aderire all’iniziativa”, ha detto il commissario europeo a Migrazione e Affari interni Dimitris Avramopoulos.