Sant’Anselmo di Aosta, arcivescovo benedettino e dottore della Chiesa, Aosta 1033 ca.-Canterbury (Inghilterra), 21/04/1109. Riceve dalla madre Ermemberga una buona educazione cristiana; alla morte di questa i suoi rapporti col padre, un nobile lombardo di nome Gandolfo, peggiorano, tanto che Anselmo si rifugia dai parenti materni in Borgogna.
• Entra nel monastero benedettino di Le Bec, in Normandia, dove insegna il maestro Lanfranco che gode di grande fama. Dopo pochi anni Anselmo diventa abate. Grazie alla sua guida, il prestigio di cui il monastero già gode cresce ulteriormente.
• Spesso si reca in Inghilterra, dove nel frattempo il suo maestro Lanfranco è divenuto arcivescovo di Canterbury: alla sua morte Anselmo, sia pure controvoglia, gli succede nell’incarico. Si impegna con determinazione a lottare per l’indipendenza della Chiesa cattolica dal re Guglielmo II, che arriva a esiliarlo. Ritorna al suo incarico alla morte del re.
• Il re Guglielmo II, che l’ha nominato arcivescovo, gli chiede come ringraziamento della generosità mille libbre d’oro, Anselmo si rifiuta decisamente di farlo: i loro rapporti si deteriorano senza rimedio.
• Anche con il nuovo re Enrico I dopo qualche tempo sorgono contrasti: Anselmo è costretto a un altro esilio di circa tre anni. Alla fine si arriva a una conciliazione tra il re e l’arcivescovo.
• Afferma che la fede debba essere impregnata d’intelligenza. Sostiene l’Immacolata concezione della Vergine.
• Le sue opere fondamentali sono Monologion o Prostogion.
• Partecipa attivamente sia al concilio di Bari per fermare lo scisma della Chiesa greca, sia a quello di Roma per separare il potere temporale da quello spirituale. E’ un precursore della filosofia scolastica: è considerato uno degli scrittori di argomento religioso più illustri, al pari di sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino.
Prima di morire chiede al papa di mitigare le sanzioni canoniche contro i suoi avversari. Viene sepolto nella cattedrale di Canterbury. E’ canonizzato nel 1494 (altre riportano il 1163) e dichiarato dottore della Chiesa nel 1720. Gli è stato attribuito il titolo “dottore magnifico”.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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