San Servolo il paralitico, mendicante Roma, ?- Roma, 590. La sua vita è narrata da san Gregorio Magno. Fin dall’infanzia è affetto da una grave infermità: non riesce a reggersi in piedi e deve essere aiutato per portare il cibo alla bocca. Per ogni necessità e negli spostamenti deve essere assistito dai familiari. Vive di elemosina, che raccoglie adagiato sotto un porticato della chiesa di San Clemente a Roma.
Nonostante le ripetute sofferenze, è sempre sereno e lieto e canta continui inni di lode e ringraziamento al Signore, tanto da confondere i sani, che spesso si lamentane per ogni piccola difficoltà. «Servolo, per quanto povero è sofferente, lodava il Signore e lo pregava di farlo soffrire ancora di più» (san Gregorio Magno). Dona con generosità quello che riceve a coloro che reputa più bisognosi di lui. Riesce a procurarsi alcuni volumi della Sacra Scrittura: essendo analfabeta, chiede ad anime generose di leggergli alcune pagine e ascolta la lettura con tale attenzione da riuscire a ricordare a memoria vari brani.
Sentendo vicina la morte, vuole essere circondato dai poveri, con i quali ha condiviso le elemosine e che invita a cantare Salmi e inni. Pochi istanti prima di morire invita coloro che lo circondano a tacere, in modo da ascoltare le melodie celesti che già comincia a percepire. Viene sepolto nella chiesa di San Clemente.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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