San Luca, evangelista. Antiochia di Siria (Turchia), 10 ca. – Tebe (Grecia), 93 ca. Nasce in Siria da famiglia pagana e si converte al cristianesimo. Esercita la professione di medico ad Antiochia.
• Verso il 50 incontra san Paolo che cosi lo descrive: «Luca, il caro medico (Col 4,14). Rimane fedele compagno di Paolo per diciassette anni dal secondo viaggio apostolico e lo assiste, anche, nell’ultima prigionia. Sente molto forte l’influsso dell’Apostolo delle genti. È in relazione con tutti gli Apostoli.
• Scrive il terzo Vangelo, che è il più lungo e il più raffinato da un punto di vista stilistico dei quattro e che porta il suo nome, e anche gli Atti degli Apostoli, dove viene descritta la Chiesa missionaria nel mondo. Deve aver fatto scrupolose ricerche, poiché non incontra mai direttamente Gesù: solo dalla Madonna può aver conosciuto il mistero dell’annunciazione, della nascita di Gesù, dell’adorazione dei Magi. Nel suo Vangelo Luca evidenzia la chiamata di tutti i popoli e di tutte le categorie di persone (anche i peccatori e i pagani) alla salvezza. Di Gesù mette in luce soprattutto la bontà, la misericordia e la grandezza del perdono, l’attenzione versoi poveri e i derelitti. Paolo, nelle sue lettere, evidenzia la grande sensibilità di Luca e la sua delicata attenzione verso gli altri.
• Dante lo definisce “scriba della mansuetudine di Cristo”. Basta ricordare le parabole del figliol prodigo e della pecorella smarrita.
• Diventa vescovo di Tebe.
• Tanta la sua amicizia con la Madonna, che Gesù scende dal cielo sotto forma di Bambino per ché Luca possa dipingerlo in braccio alla Madre. La leggenda continua dicendo che Luca avrebbe utilizzato il tavolo della cucina della casa di Nazareth per appoggiare la tela da dipingere.
• Potrebbe, come medico, aver curato anche la Madonna.
• La tradizione lo vuole pittore di alcune “Madonne” ancora oggi venerate, come quella in Santa Maria Maggiore a Roma.
• Il suo simbolo è un toro alato, perché il primo personaggio del suo Vangelo è Zaccaria il padre di Giovanni Battista, che essendo sacerdote del tempio è responsabile del sacrificio di tori.
Varie le ipotesi sulla sua morte. Alcuni dicono che venga crocifisso a Patrasso insieme ad Andrea; altri agiografi pensano che sia deceduto di morte naturale in età avanzata in Boezia. Le sue reliquie nel IV secolo sono portate nella chiesa degli Apostoli a Costantinopoli. Alcune di esse sono conservate a Padova, nella chiesa di Santa Giustina.
In genere viene rappresentato mentre scrive il Vangelo o mentre dipinge la Madonna.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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