San Giacomo l’interciso, martire, è vissuto in Persia tra il IV e il V secolo. Ha un incarico importante alla corte del re Yazdegerd.
Sorpreso a leggere le Sacre Scritture, viene denunciato. Durante il lungo interrogatorio professa con coraggio la fede cattolica. Il nuovo re Varham V, irritato dalla sua ostinazione, lo condanna al martirio, che merita al Santo il titolo di “interciso” (cioè “fatto a pezzi”, secondo la tradizione in ventotto parti).
Molti accorrono per assistere a questa nuova forma di esecuzione. La comunità cristiana prega perché Giacomo, nonostante le terribili sofferenze, rimanga fedele alla vera dottrina. Il Santo subisce in progressione l’amputazione delle dita delle mani e dei piedi, poi dei piedi e delle mani, delle braccia e delle gambe. A ogni nuova amputazione, Giacomo invoca il Signore con un versetto biblico. Il terribile martirio si conclude con la decapitazione.
Avendo il re di Persia scoperto che i cristiani venerano le reliquie dei martiri, decide di far bruciare i resti mortali di Giacomo. Alcuni cristiani riescono a salvarli e li portano a Gerusalemme nel monastero degli Iberi. Il suo teschio è conservato in Vaticano.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci aiutano a vivere e a morire” di Luigi Luizi
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