Gentile direttore,
ho letto con molta tristezza della terribile sorte a cui è andata incontro la giovane Majubin Hakimi, la pallavolista afghana decapitata dai talebani. Ogni volta che vedo la sua foto sorridente, mi si stringe il cuore.
Mi viene sempre da pensare, come giustamente scrive l’autrice dell’articolo Francesca Romana Preziosi, di quanto sono stata fortunata a nascere dalla parte “giusta” del mondo. Questa ragazza, aveva soli 18 anni, sarebbe potuta essere mia figlia. Ha perso la vita perché praticava uno sport.
Non è possibile che al giorno d’oggi si verifichino ancora queste situazioni. Cosa stiamo facendo per aiutare queste persone che fuggono da atrocità e violenze?
Angelica P.
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