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Tav: una speranza per il futuro dell’Italia

La decisione della maggioranza 5stelle in Consiglio comunale, a Torino, di far votare un odg contro la Tav ha scatenato la reazione della maggioranza silenziosa che colpevolmente per vent’anni non aveva avuto la forza di dire ad alta voce il “sì” alle opere utili e strategiche per rilanciare un Paese che dal 1999 ad oggi ha perso 20 punti di Pil rispetto alla media europea. Un Paese che in questi anni ha perso molte aziende che hanno delocalizzato all’estero, altre che hanno chiuso per la crisi, altre ancora che sono state acquistate da gruppi esteri come la Pirelli, l’Italcementi e la Magneti Marelli. Per non parlare, per restare al settore automobilistico, della Fiat, che ha trasferito all’estero sede legale e fiscale e oggi si paventa la delocalizzazione della Maserati.

In questa situazione il “no” dei 5 Stelle al Comune di Torino ha spaventato come mai prima i torinesi. La prova è il successo della petizione lanciata dall’associazione Silavoro, che sabato scorso aveva ottenuto 2.500 adesioni, domenica ne aveva 4.500 e lunedì pomeriggio raggiungeva quota 14mila. Oggi siamo arrivati a quasi 58mila. E mentre la petizione Sì Tav proseguiva la sua ascesa, lunedì pomeriggio partiva l’iniziativa focalizzata su alcune idee progettuali sulla città lanciate da quattro amiche di “Torino va avanti”. L’idea della prima Manifestazione in piazza dei Sì Tav trovava poi il favore popolare e di tutte le categorie produttive della città: si pensi all’adesione di importanti manager come Paolo Pininfarina, Gianfranco Carbonato o Alberto Bertone.

Così dopo tante manifestazioni No Tav che hanno contribuito a rallentare la crescita economica del Paese, oggi c’è questa importante novità per il nostro Paese che ha un grande bisogno di aumentare il suo ritmo di crescita, unico modo per ridurre il peso del debito pubblico e generare nuovi posti di lavoro. D’altronde il nostro Paese è cresciuto di più quando ha realizzato Grandi infrastrutture di trasporto. Il primo sviluppo dell’economia italiana si è avuto dopo la costruzione del Primo Traforo del Frejus e più tardi di quello del Sempione, il boom economico del secondo dopoguerra venne trainato dalla costruzione delle autostrade ma soprattutto dai Trafori autostradali alpini che favorirono le esportazioni in Europa delle auto, degli elettrodomestici e del tessile.

La disponibilità all’ascolto della sindaca Appendino arriva tardi e, in ogni caso, la Tav non è assolutamente una merce di scambio, ma l’opera che renderà più competitiva Torino. Il voto in Consiglio Comunale voluto dai 5 Stelle è stato il punto più basso per la città da cui è partita l’Unità d’Italia, la rinascita di un Paese che prima del primo Traforo del Fréjus aveva un Pil di 1/4 rispetto agli inglesi. Le 57mila e più adesioni alla Petizione Sì Tav di Silavoro e la manifestazione di oggi rappresentano per Torino e il Paese la speranza per il rilancio di economia e lavoro.

Mino Giachino

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