La normativa sul Progetto di Vita risale al 2000. L’articolo 14 della legge 328 di quell’anno, specifica il concetto di “Progetto di Vita indipendente”. La normativa, quindi, è piuttosto datata però, ancora oggi, in pochissimi la conoscono, a partire proprio dalle istituzioni comunali che sarebbero quelle deputate a redigere il progetto. Quest’ultimo dovrebbe – uso il condizionale perché, ad oggi purtroppo non succede – mettere insieme le necessità quotidiane, le figure e le istituzioni di cui, la persona con disabilità e la sua famiglia, avrebbero bisogno per stilare una progettualità in grado di partire dall’anno zero. Molto spesso invece, sono legati alla maggiore età o alla tarda adolescenza, ovvero quando purtroppo, in precedenza, non sono stati garantiti determinati tipi di supporto.
Il Progetto di Vita deve essere dinamico ed aggiornato ogni anno in base alle specifiche esigenze della persona e, di conseguenza, dovrebbe essere cucito addosso come un abito su misura. Questa misura, se attuata nella maniera corretta, potrebbe fare la differenza per le persone con disabilità e i loro familiari caregiver. L’integrazione dei servizi, dal sanitario al sociale, è il tema preponderante sul versante della presa in carico, ma è quello più assente e sui cui è necessario agire.
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