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Perché stiamo peggio del 2011

Considerati i gravissimi problemi sociali che il nostro Paese si trova ad affrontare, anche a causa di scelte errate degli ultimi governi e dell’Europa, il fatto che il Parlamento debba votare una legge per il diritto a morire rende necessario fare un bilancio delle scelte fatte dall’autunno del 2011 ad oggi. Gli esecutivi nati dalle politiche del 2013, elezioni fortemente condizionate dal successo riscosso dalla Lista Monti in ambienti moderati, invece di rilanciare l’economia pensano al Biotestamento.

Eppure nella maggioranza che sostiene il governo i voti dei cattolici moderati che hanno scelto di restare al potere sono determinanti. Mi auguro che i cattolici, anche autorevolissimi, e i moderati che a Ottobre del 2011 invocavano a Todi e da altre parti l’arrivo di Monti e dei suoi professori ripensino criticamente a una scelta fallimentare sotto tutti i punti di vista. Il direttore di Avvenire che nel 2011 si fece abbagliare dall’ex presidente della Bocconi oggi si rivolge a Grillo dimenticando che il programma del comico di S.Ilario è quello della decrescita con l’aggiunta, pochi giorni fa, dell’invito rivolto agli italiani di rivalutare una sana povertà.

Il Paese oggi sta peggio rispetto al 12 Novembre 2011, quando la folla insultava al Quirinale l’uscita dell’ultimo Presidente del Consiglio eletto dagli italiani. La disoccupazione, in particolare quella giovanile è aumentata notevolmente. Il debito pubblico è cresciuto di 300 miliardi di euro.

L’Italia è ultima in Europa per tasso di crescita economica e sociale. Dopo la bocciatura del Fmi ora è giunto l’ulteriore declassamento da parte di Fitch. Chi nel 2011 invocava il cambio della guardia a Palazzo Chigi per salvare l’Italia oggi invece difende il Governo che ha al suo interno un ministro dell’Economia che da oltre 3 anni sbaglia tutte le previsioni.

In mezzo a un disastro sociale, mai visto nel dopoguerra – con uno dei candidati alla segreteria del Pd che si è improvvisamente accorto di quanto poco abbia fatto il suo partito per risolvere i problemi della gente – la maggioranza, invece di difendere il lavoro, vota per il diritto a morire.

In questi anni tante polemiche ad esempio hanno riguardato la Legge Obiettivo del governo Berlusconi; eppure gli investimenti in opere pubblico, il capitale fisso del Paese, sono diminuiti di 10 miliardi di euro.

Sono pure diminuiti gli investimenti nella manutenzione, con la conseguenza che in pochi mesi sono caduti ben tre viadotti. A Torino, la città del lavoro, oggi la disoccupazione giovanile arriva al 46%. I poveri superano i 7 milioni, eppure i membri del governo continuano a frequentare salotti più o meno buoni, teatri e ristoranti.

Roba che se ritornassero due persone serie e morigerate come De Gasperi e Donat-Cattin caccerebbero molti esponenti anche giovani che non hanno sensibilità sociale e umana. Una legislatura che presenta un passivo pesante e chiude peggio di come aveva cominciato. Basta guardare il dibattito che sta precedendo le primarie del Pd per rendersene conto. Una legislatura che ha bruciato anche il sogno della rottamazione.

Il Paese ora ha bisogno di persone competenti, che conoscano i problemi e abbiano la dote della concretezza (la quale non si acquista al supermercato) di sapere individuare delle soluzioni positive perché se facciamo un confronto tra la efficacia delle riforme fatte da Schroeder in soli tre anni e quelle realizzate dai governi voluti da Giorgio Napolitano, noteremmo che i tedeschi hanno vinto con grande distacco. A pagare i risultati modesti sono gli italiani senza lavoro e assistenza.

Eppure, proprio ricordando cosa avvenuto in Germania dal 2003 al 2005 e i grandi obiettivi raggiunti, dovremmo impegnarci per mettere insieme una squadra di governo in grado di conoscere i problemi del Paese e dare il giusto ordine alle priorità. Il tutto a patto che Napolitano e Scalfari restino fermi per un turno.

Mino Giachino

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