Opinione

Pandemia e guerra: una spinta verso un nuovo sistema di welfare

La difficile epoca che stiamo vivendo, connotata da grandi sofferenze provocate dalla pandemia da Covid-19 e dalla guerra, deve dare una spinta al cambiamento verso un nuovo sistema di welfare. Un sistema che sia non solo protettivo, ma prima di tutto inclusivo nei confronti delle persone con disabilità e fragilità. Dobbiamo ricordare che la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con la legge numero 18 del 2009, prevede non solo il coinvolgimento delle stesse nelle decisioni che le riguardano, ma la considerazione della disabilità in ogni politica che riguardi i cittadini nella loro totalità.  Rispetto a questo tema, è doveroso sottolineare che, nonostante nel corso degli anni ci siano stati numerosi miglioramenti, il sistema di welfare italiano rimane frammentato, soprattutto per quanto riguarda la presa in carico a 360 gradi e la capacità di risposta nei confronti delle esigenze delle persone con disabilità e fragilità. In particolare, anche a causa della pandemia da Covid – 19, le persone con disabilità continuano a incontrare ostacoli che rendono più difficoltosa la loro piena inclusione nella società, quindi è necessario indicare nuovi obiettivi e fornire le adeguate risorse al sistema di welfare con l’obiettivo di giungere ad una piena realizzazione di quanto esemplificato nella Convenzione Onu che deve essere pienamente attuata al più presto.

Infine, prima di modificare il nostro sistema di welfare, occorre modificare l’atteggiamento culturale in materia di disabilità, acquisire consapevolezza di cosa essa significhi, dando vita a processi che abbiano come fulcro l’empatia, il rispetto, la solidarietà e l’inclusione positiva. Ciò che deve mutare è la percezione della condizione di disabilità, perché sovente manca la consapevolezza del vissuto del nostro prossimo. Tale impegno è prioritario nella scuola, ossia il livello primario nella socializzazione fuori dalla famiglia, ma anche in ambiente extra didattico e lavorativo. Per arrivare alla realizzazione di questo obiettivo è necessario il coinvolgimento di persone adeguatamente formate, in dialogo costante con le famiglie, con gli esperti del comparto sanitario e con gli esponenti del mondo associativo, affinché si possa avere un confronto a tutto tondo sulla realizzazione del processo inclusivo delle persone con disabilità. Occorre, cioè, che siamo messe in gioco competenze variegate, risorse professionali e materiali. La sofferenza che i più fragili hanno vissuto e stanno vivendo in questo momento storico deve rendere migliore la nostra società, non possiamo perdere altro tempo.

Alda Cattelini

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