Opinione

Non c’è notte senza giorno

Il buio della notte nasconde sempre qualcosa di particolare, potremmo dire di misterioso. È anche il tempo dell’attesa, dell’arrivo di un altro giorno…la luna lascerà il posto al primo sole del mattino. È sempre così. In un paese lontano dell’Oriente, proprio dove sorge il sole, mentre la notte diventava Santa, nasceva un Bambino. Non c’era un ospedale, una clinica o un reparto di maternità a fare da sfondo, c’era solamente un umile capanna, come se ne trovano in quella zona, sparse qua e là nel paesaggio, ad ascoltare il primo vagito del Bambino. E c’erano una madre e un padre: una famiglia…

Forse il freddo avrà reso ancora più comune quella notte tanto speciale, non esistevano termosifoni o stufe elettriche, ma semplicemente un bue e un asinello riscaldavano quella capanna. Un Bambino era venuto al mondo nel silenzio della notte, illuminata solo da una cometa che faceva da guida e da faro. Era una notte diversa dal solito, il Bambino veniva a portare quella luce che l’oscurità del genere umano aveva offuscato. Era una notte piena di luce, perché era nato un Sole che riscalderà i cuori dell’umanità. Che meraviglia! Un Sole…di notte, nella notte Santa. Una notte che cambierà il calendario della storia: tutto è nuovo, tutto adesso è infinito.

Non c’è notte senza giorno. Il Bambino amerà tutti e ciascuno di un amore immenso. Era nato il figlio della luce. La notte potrà chiamarsi Santa. Nessuno notte d’ora in poi renderà buio tutto l’universo se dopo splenderà il Sole. Un Bambino era nato nel silenzio della notte per vincere il caos, la tristezza, la paura…la solitudine. Andando verso quella capanna, ogni uomo troverà negli occhi dell’altro un fratello, non più un nemico o un avversario. Adesso ci saranno solo parole d’amore, parole di pace, parole di speranza.

Tutto potrà ricominciare guardando il viso di quel Bambino, che non sarà mai re, che non avrà mai eserciti da comandare o territori da conquistare… sarà quel Bambino a darci la libertà del cuore, a farci capire che non possono e non dovranno esserci ultimi nella società. Sarà quel Bambino ad accogliere i primi pellegrini della storia, i pastori che senza indugiare, seguiranno e cercheranno la cometa, che come una guida turistica li condurrà alla capanna. Dopo più di duemila anni cos’è rimasto di quella capanna e di quel Bambino? E’ rimasta solo qualche immaginetta o santino con scritto nel retro il testo di “ Tu scendi dalle stelle?”.

No, il nostro vivere ha bisogno di quel Bambino, di quella natività che rappresenta la vera famiglia; non può fare a meno di quell’amore che tutto dà gratuitamente e che ci indica la strada da percorrere nella vita di tutti i giorni, non può dimenticare che nel Natale di questi giorni l’anima potrà riempirsi di bontà. Ecco, resti allora nel cuore di ciascuno la voglia di volere bene, così ricorderemo sempre e veramente, quel messaggio di quel Bambino, nato in una capanna, in un lontano paese dell’Oriente, che sarà con noi per sempre.

Gualtiero Sabatini

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