Gli italiani si confermano dei formidabili risparmiatori, nonostante il reddito pro capite odierno è identico a quello di venti anni fa, continuano a risparmiare nonostante le banche ormai non pagano più interessi, seppur si è più restii ad investire nel tassatissimo mattone.
Ma lo stupore del maggiore risparmio rispetto all’anno scorso, come risulta dai dati dell’Abi (l’associazione nazionale dei Banchieri), viene dalla circostanza di accumulo maggiore di risparmio delle famiglie, pur se impegnate a supplire a tutte le vicissitudini dei propri membri a causa di riduzione di salari quando non alla loro perdita di lavoro provocata dalla pandemia.
Va detto che questi problemi si protraggono da molto tempo, almeno dalla mai superata crisi (in Italia) finanziaria di dieci anni fa. Ma questo comportamento non viene incoraggiato dalle istituzioni, che continuano a non porsi il tema di ripagare questa virtù.
Una possibilità potrebbe manifestarsi, dall’offerta ai risparmiatori di titoli di stato per finanziare il debito pubblico, con tassi di interessi appetibili. Ai risparmiatori converrebbe guadagnare in più rispetto al nulla che percepiscono dai loro attuali depositi bancari; allo Stato converrebbe provvedere a reperire l’occorrente per far fronte al debito pubblico a tassi più morigerati di quelli del mercato finanziario. Chiunque abbia buon senso, organizzerebbe velocemente questa politica. Se questa decisione non si prende, vuol dire che c’è qualcosa che si decide senza alcuna logica; o che la logica non è una logica che non si può dire.
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