Opinione

Guerra e pandemia: il mondo del volontariato dimostra che non bastano le parole

La guerra ci mette di fronte una realtà che a molti sembrava oramai estremamente lontana. Invece, nel giro di poche ore, nel bel mezzo di una pandemia che speravamo finalmente messa alle spalle, ecco che arriva un’altra guerra. Dimenticato il Novecento che ci aveva portato le guerre nei Balcani…ancora una volta nella nostra Europa lo spettro della devastazione bellica. La guerra in tutta la sua potenza demoniaca seduce. Anestetizza anche il dolore e sono molti quelli che si fanno concupire dalla guerra.

È sotto gli occhi di tutti la pericolosità di quanto sta accadendo, la solidarietà ha il dovere di guardare avanti e di indicare un’altra strada ed è quello che tantissime organizzazioni stanno facendo dal primo giorno di questo atroce conflitto. Si materializza ancora una volta il miracolo della responsabilità e della solidarietà.

Il pensiero non vorrebbe tornare a quei terribili anni ‘90 del conflitto jugoslavo che riportarono in Europa lo spettro della guerra in tutta la sua orribile crudeltà. E allora a far memoria viene in mente da una parte il massacro di Srebrenica quando nessuno intervenne per fermare un genocidio di oltre 8000 mila persone e dall’altra una Società Civile che si organizza per far scoppiare la pace attraverso le azioni concrete dell’aiuto e dell’accoglienza. Veri atti di eroismo che videro proprio il nostro paese a riferimento organizzativo degli aiuti internazionali all’ex Jugoslavia.

Il mondo del volontariato ancora una volta vuole dimostrare che non bastano solo le parole ma occorrono azioni precise coordinate e disposte a reggere un carico di responsabilità per molto tempo. Perché un conto è il gesto, è importante che lo stesso sia personale o economico e permetta di dare un aiuto concreto nel momento del bisogno. Ma il mondo del volontariato è abituato a trasformare il gesto in azione. L’azione rimane, l’azione è a lungo termine, si prende in carico un problema per portarlo avanti fino alla fine, fino a quando non ci sarà più bisogno.

Ecco, di questo oggi il volontariato italiano sta parlando e dimostrando. Perché non siamo solo quelli della testimonianza. L’emergenza sarà lunga e ci sarà bisogno di tanti gesti concreti che sappiano trasformarsi in azione.

Questo è il nostro Volontariato. Un volontariato che si mette a disposizione, si prende carico di questa emergenza operando insieme alle Istituzioni, ognuno con il proprio compito e le proprie competenze. Questo il nostro modo di gridare Pace.

Rivediamo insieme quel miracolo della Solidarietà che avevamo già visto durante il lockdown, “più l’orrore è grande e più il bene trova il modo di resistere e stupire”, questo il compito del volontariato in questo tempo di dolore.

Emanuele Alecci

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