Opinione

Disabilità: la 104 è una buona legge, ma occorre fare di più

La Legge 104 è stata veramente un atto di riconoscimento e di volontà di applicazione di tutti quei principi che, seppur a fatica, si erano andati affermando in molti settori della società per una politica effettiva di inserimento e di integrazione delle persone con disabilità e, sotto questo aspetto, è stata certamente di stimolo per un cambiamento culturale dell’intera società.

Chiamata “legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, è stata promulgata nel 1992, dopo quindici anni di preparazione, in un processo che ha visto coinvolte molte forze sociali, ivi compresi associazioni e sindacati. Si è arrivati alla sua emanazione anche sulla punta della Sentenza 215 del 3 giugno 1987 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il terzo comma dell’articolo 28 della Legge 118 del 1971 nella parte in cui “in riferimento ai portatori di handicap” prevedeva che “sarà facilitata” anziché disporre che “è assicurata” la frequenza delle scuole superiori.

La Legge 104, nel corso degli anni, ha subito modifiche, integrazioni e aggiustamenti, ma il suo impianto è rimasto lo stesso, nel rispetto di una tendenza culturale di civiltà e democrazia; in essa vengono trattate quasi tutte le problematiche con indicazioni positive per la loro risoluzione. Vengono evidenziati i diritti; c’è un’attenzione particolare alle situazioni di gravità. Il concetto di fondo è la consapevolezza che la persona con disabilità è l’uomo, tutto intero, nel complesso della sua personalità, non connotata da una sola dimensione, per giunta negativa, ma che comunque deve essere messa al centro di un complesso di interventi caratterizzati da unità e sinergia; interventi e servizi si basano su prospettive concrete di recuperabilità e di educabilità, si mette al centro la speranza, si attivano le risorse positive, limitando gli aspetti negativi e agendo su più fronti; si valorizzano al massimo le capacità residue e le potenzialità sane; si ribadisce il diritto all’integrazione nelle scuole di ogni ordine e grado, conosce il diritto dei familiari ad assentarsi dal lavoro per assistere un proprio congiunto con disabilità.

In conclusione, si può senz’altro affermare, che la Legge 104 con le sue successive modifiche è una buona legge ma occorre fare di più sul tema della presa in carico della persona con disabilità secondo un progetto globale monitorato e aggiornato nel tempo che preveda l’integrazione dei servizi socio educativi e sanitario assistenziali nell’ottica di favorire e incrementare la possibilità delle persone con fragilità di autodeterminarsi nella società, potendo così realizzare i propri sogni e le proprie ispirazioni, tutelando però nello stesso tempo in maniera più incisiva, le famiglie delle persone con disabilità nel loro non sempre facile compito.

Alda Cattelini

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