Opinione

Covid: l’importanza del “fattore stagionalità”

Per studiare l’evoluzione della pandemia occorre analizzare la trasmissione del contagio. Oltre al fattore “varianti virali”, dobbiamo tener conto del fattore “stagionalità”. Nella seconda metà dello scorso anno si è ridotto l’impatto sui Paesi dell’emisfero australe, Brasile, Sudafrica e India, mentre il Nord America e l’Europa (e l’Italia) si sono riportati ai valori dell’inverno 2020.

L’evoluzione dell’epidemia è imprevedibile e legata all’impatto combinato della stagionalità, delle campagne di vaccinazione, dell’emergenza di nuove varianti più trasmissibili e della possibilità di mantenimento di misure di mitigazione più o meno rigide, con le nefaste ricadute sull’economia che questo comporta. La pandemia rappresenta una minaccia alla salute globale che limita i rapporti sociali e lavorativi, gli spostamenti internazionali e impone una lotta che dovrà essere combattuta a livello globale e solidale. Le ricadute sull’economia sono incommensurabili, non paragonabili con altri, pur gravissimi, eventi occorsi nell’ultimo secolo.

La principale via di trasmissione di SARS-CoV-2 è aerogena. Sotto il profilo di sanità pubblica la massima importanza deve essere attribuita alle droplets, goccioline di muco e saliva emesse con il respiro, parlando, tossendo e starnutendo, che usualmente hanno un raggio di caduta al suolo entro 100-150 centimetri, per cui si assume che il distanziamento (1-1,5 metri) fra le persone sia il più efficace metodo di prevenzione. È stato dimostrato (per esempio nel caso della nave da crociera Diamond Princess in rada a Yokohama) che si può avere anche una trasmissione attraverso aerosol in ambienti chiusi, poco areati, eventualmente attraverso i circuiti di aria condizionata. Altra modalità possibile è la trasmissione tramite il contatto delle mani con superfici od oggetti contaminati e poi portando le mani a occhi, naso e bocca, per cui il frequente lavaggio delle mani all’ingresso in luoghi pubblici e al ritorno a casa è fortemente raccomandato.

Il virus si trova anche nei fluidi corporei e nelle feci, ma non è dimostrata una via di trasmissione tramite questi veicoli biologici. È stata proposta una formula per valutare il rischio di infettività, che è funzione del tempo di esposizione e dell’ampiezza della carica virale. Il rischio più elevato si riscontra nelle situazioni di esposizione per tempi protratti, anche con basse cariche virali. La carica virale (cioè la quantità di virus presente nei vari mezzi biologici di trasmissione) è quindi un fattore importante per la trasmissione e, a sua volta, è correlata allo stadio e alla gravità di malattia del soggetto infetto. Nel periodo di incubazione (intervallo fra esposizione al virus e inizio dei sintomi, di 4-5 giorni mediamente) il momento di massima infettività è nei 2-3 giorni precedenti la comparsa di sintomi, il declino dell’eliminazione del virus inizia intorno a 7 giorni ma nei casi più gravi è protratto oltre 2 settimane.

Sappiamo che, a differenza della SARS, in cui i sintomi compaiono rapidamente, dopo 2-3 giorni dall’esposizione e quindi si possono considerare infettanti praticamente solo i casi sintomatici, nell’infezione da SARS-CoV-2 giocano un ruolo importante (fino a sostenere oltre il 40% dei casi) non solo i malati ma anche la vasta quota di asintomatici e dei presintomatici. Questi soggetti, data l’assenza di sintomi, con maggiore difficoltà possono essere identificati e isolati. La COVID-19 si configura come una “nuova infezione” sostenuta prevalentemente dalla variante virale di SARS- CoV-2 denominata Omicron, molto trasmissibile, con tropismo per le vie aeree superiori, con periodo di incubazione breve (2-3 giorni) e minore gravità clinica.

In questa nuova epidemia, la vasta quota di infetti asintomatici sostiene ampiamente la trasmissione. Un parametro epidemiologico importante per valutare la contagiosità dell’infezione è l’indice di riproduzione R0, che definisce il numero medio di nuovi casi (casi secondari) generati da un singolo soggetto infetto (caso indice), in assenza di misure di contenimento.

Prof. Giampiero Carosi

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