Opinione

Covid, gli errori da non ripetere

L’evoluzione globale della pandemia non autorizza sottovalutazioni dell’emergenza Covid. Il Sars-Cov-2 circola, muta e resta altamente pericoloso per la salute pubblica. Sappiamo che il vaccino previene l’87% delle forme gravi di Omicron. E che è sei volte più alta la mortalità dei non vaccinati. Inoltre, dal 24 agosto 2021 al 5 giugno 2022, l’Istituto superiore di sanità (Iss) segnala 519.603 casi di reinfezione. Attenzione, quindi, alle nuove sottovarianti.

In rianimazione ci sono adesso soprattutto i non vaccinati e in misura molto minore i vaccinati che non hanno completato le tre dosi o la cui immunità risale a diversi mesi fa. Inoltre hanno in genere un’età più avanzata. Omicron presenta già una cinquantina di mutazioni ma i vaccini realizzati sul virus originario di Wuhan proteggono bene anche dalle varianti. Anche se si è vaccinati è possibile reinfettarsi ma ciò in genere avviene in forma blanda. Adesso l’attenzione è su Omicron 4 e 5 in Portogallo e Stati Uniti. Una ricerca condotta in Veneto presso le Unità di terapia intensiva della regione da maggio a dicembre 2021, ha riguardato 784 pazienti, di cui solo 138 erano stati completamente vaccinati e 58 vaccinati parzialmente. I soggetti vaccinati avevano più spesso un’età superiore ad 80 anni, rispetto a chi non era vaccinato.

Il tempo mediano dalla somministrazione del vaccino al momento del ricovero, era di 22,5 giorni per i pazienti parzialmente vaccinati e 159 giorni per quelli completamente vaccinati. Questi dati indicano che la vaccinazione anti COVID-19 si associa ad un minor numero di ricoveri in terapia intensiva e che esiste per i vaccinati, specie più anziani, un calo dell’immunità che può favorire l’insorgenza di forme di malattia più gravi per cui, per questa fascia di età, è più che giustificata la somministrazione di un richiamo del vaccino rappresentato oggi dalla quarta dose. Nell’ambito della comunità scientifica è in corso un serrato dibattito circa le caratteristiche delle sotto-varianti di Omicron BA4/BA5 e di quale sarà il loro possibile impatto in termini epidemiologici nei prossimi mesi. Una ricerca, ancora non pubblicata ma presente nelle piattaforme, condotta in Sud Africa, dove queste due sotto-varianti di Omicron sono comparse per la prima volta, ha valutato la capacità neutralizzante del siero di soggetti precedentemente infettati da Omicron 1 e di soggetti vaccinati con Pfizer e Johnson&Johnson con successiva infezione da Omicron.

In particolare, la capacità neutralizzante del siero si è ridotta sia nei soggetti guariti da Omicron 1 che nei vaccinati, anche se in maniera inferiore in questi ultimi. La capacità di BA4/BA5 di eludere la capacità neutralizzante, specie dei soggetti non vaccinati già infettati da Omicron 1, potrebbe tradursi in un rischio maggiore a sviluppare forme sintomatiche di malattia. Sulla base della peculiare capacità di queste due sotto-varianti a sfuggire alla neutralizzazione anticorpale post-infezione ed in parte post vaccino, gli autori concludono che BA4/BA5 hanno entrambe le caratteristiche di poter causare una nuova ondata. Secondo quanto emerge dal report esteso dell’Istituto superiore di sanità sull’epidemia di Covid-19 in Italia, nel prevenire i casi di malattia severa, l’efficacia del vaccino è pari al 70% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, al 68% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, al 71% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni ed è pari all’87% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Nell’ultima settimana stabili al 6,3%. Dal 24 agosto 2021 al 5 giugno 2022 sono stati segnalati 519.603 casi di reinfezione. Nell’ultima settimana la percentuale sul totale dei casi risulta del 6,3%, stabile rispetto alla settimana precedente (6,3%).

Prof. Roberto Cauda

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