Giacinto Facchetti: un campione non solo in campo

Con Facchetti si ammaina un'autentica bandiera dell'Italia calcistica risorta, quella che trionfò ai Campionati Europei del 1968 in Italia e quella che emozionò in più occasioni

14 anni senza Giacinto Facchetti. Calciatore e dirigente sportivo italiano, fu soprannominato il Cipe. Nome storico e legato per gran parte della sua carriera all’Inter. Con questa squadra giocò dal 1960 al 1978 – collezionando in totale 634 presenze e 75 reti – e presidente dal gennaio 2004 al settembre 2006.

Con Facchetti si ammaina un’autentica bandiera dell’Italia calcistica risorta, quella che trionfò ai Campionati Europei del 1968 in Italia e quella che ci emozionò, nella memorabile avventura dei Campionati Mondiali del 1970 in Messico con il secondo posto. Facchetti è stato un campione in campo e fuori. Esemplare da giocatore come in seguito lo è stato da dirigente sportivo, ha rappresentato i più puri valori dello sport ispirati ad una rigida condotta morale.

Con la maglia nerazzurra ha conquistato nove trofei, vincendo sia a livello nazionale con quattro campionati e una Coppa Italia che internazionale con due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Sotto la sua presidenza, l’Inter ha vinto un campionato, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane.

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La carriera di Giacinto Facchetti

Dopo gli esordi da attaccante, sotto la guida di Helenio Herrera Facchetti divenne un terzino sinistro. Aveva spiccate propensioni offensive, che gli consentirono di realizzare 59 reti in Serie A, record assoluto per un difensore.

Ottimo colpitore di testa, era abilissimo anche in fase difensiva, al punto da adattarsi, verso la fine della carriera, al ruolo di libero. Dotato di grandi qualità tecniche e fisiche, nel 1958 vinse a Bergamo i campionati studenteschi dei 100 metri, con il tempo di 11 secondi.

Poco prima della Coppa del Mondo di calcio del 1978 in Argentina, era stato convocato dall’allora commissario tecnico della Nazionale Enzo Bearzot che lo aveva incluso nella lista dei 22, ma declinò l’invito annunciando contestualmente il ritiro dal calcio giocato.

Dopo il ritiro

Lo stesso anno in cui diede addio al calcio ebbe l’opportunità di fare il dirigente accompagnatore dell’Italia durante il campionato mondiale di calcio 1978 in Argentina. Dopo esser divenuto rappresentante all’estero per l’Inter, divenne vice presidente dell’Atalanta nel 1980, per poi tornare dai nerazzurri di Milano durante la presidenza di Massimo Moratti col il ruolo di direttore generale prima e di direttore sportivo poi.

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Si è spento a Milano il 4 settembre 2006. Morì dopo un periodo travagliato dovuto ad un tumore al pancreas ed è sepolto nel cimitero di Treviglio. Il suo nome è stato iscritto al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano tra i cittadini benemeriti e illustri.
Le esequie, celebrate nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano dal vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, conterraneo di Facchetti, hanno visto la presenza di molte autorità sportive e politiche e di gente comune.