Come se non bastasse il termometro, ad alzare il clima di Roma ieri sono arrivate le polemiche scatenate dalla comunità ebraica sulla decisione del Campidoglio di intitolare un parco a Yasser Arafat.
“Dedicare un parco a Yasser Arafat è offensivo e antistorico“, aveva scritto la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, in una lettera alla sindaca Virginia Raggi. Nella missiva si sottolineava il fatto che nella stessa delibera era prevista anche l’intitolazione di una via al rabbino capo emerito Elio Toaff: “un’offesa alla sua memoria che non vogliamo tollerare“, aveva tuonato la Dureghello.
Le proteste della comunità ebraica non sono giunte invano. Il Campidoglio è stato infatti solerte nell’accoglierle, congelando nelle scorse ore la delibera in questione, risalente al 28 luglio scorso. Il parco si trova nel quartiere Prenestino, tra via Romolo Trinchieri e via Fiuggi. È qui che, nelle intenzioni della Giunta capitolina, sarebbe dovuta sorgere una targa in ricordo di Arafat, figura di spicco della lotta per la Palestina libera e premio Nobel per la pace nel 1994.
È invece a Colle Oppio (lungo viale Fortunato Mizzi) che la Raggi avrebbe voluto dedicare una piazza al rabbino capo emerito Elio Toaff, morto nella capitale nel 2015, dopo esser stato dal 1951 al 2001 capo rabbino di Roma.
L’abbinamento tra Toaff ed Arafat non è andata giù alla comunità ebraica. La presidente Dureghello scrive nella lettera destinata al Campidoglio che la dedicazione di un parco al leader dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) sia fuori luogo “proprio nel momento in cui l’Europa è vittima di una serie di attentati terroristici di matrice islamista: Arafat del terrorismo odierno è stato il precursore, se non l’ideatore, e il premio Nobel per la pace da lui ricevuto non è altro che il primo dei tanti premi Nobel assegnati con dubbio merito“.
E ancora: “Arafat, lo ricordiamo per chi evidentemente non conosce la storia, è il mandante morale dell’attentato antisemita alla Sinagoga del 9 ottobre 1982 in cui morì Stefano Gay Tachè. Un bambino ebreo, romano e italiano”. Secondo la Dureghello, “la città di Roma deve scegliere: ricordare i terroristi o le sue vittime“.
Con queste parole la sindaca Raggi ha motivato la scelta di sospendere la delibera: “Considerato che il nostro atto intende richiamare processi di pace che si fondano sulla condivisione delle scelte, insieme alla giunta abbiamo deciso di rinviare l’attuazione della delibera per quanto riguarda le denominazioni in questione”.
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