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La Procura deposita l'appello: “È mafia”

Contestata l'esclusione dell’aggravante del metodo mafioso per alcuni imputati di “Mafia Capitale“. E' il sunto delle 3000 pagine dell’atto d’appello che la Procura di Roma ha presentato contro la sentenza che il 20 luglio scorso ha assolto gli imputati di “Mafia capitale” dall’accusa più grave: “associazione mafiosa”.

Tra le recriminazioni dei pubblici ministeri ci sono alcuni errori di fatto attribuiti ai giudici. Per esempio, riporta il Corriere della Sera, aver smentito che la mafiosità della vecchia banda della Magliana sia “rimasta controversa negli esiti giudiziari”, a causa di due sentenze definitive dalle conclusioni opposte.

Il j'accuse

L'escusione del reato di associazione mafiosa per il “mondo di mezzo” – capeggiato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi condannati rispettivamente 20 e 19 anni di carcere per altri reati – sarebbe dovuto, si legge nell'atto, a una “visione atomistica dei singoli fatti ricostruiti, omettendo di rilevare anche i più ovvi collegamenti e cercando di decostruire quelli evidenti”.

I giudici di primo grado avrebbero dimostrato – secondo il testo dell'atto – di essere vittime “più diffusi stereotipi in materia di mafia, secondo i quali la mafia è solo quella con la coppola e la lupara, quella che spara e uccide ovvero è quella che parla calabrese o siciliano”.

Pregiudizio che non terrebbe conto “della evoluzione della giurisprudenza in materia, che invece è da tempo attenta ad individuare le trasformazioni socio-criminali delle mafie, sia quelle tradizionali che quelle nuove, capaci di insediarsi in territori diversi da quelli tradizionali con metodi nuovi e diversi, ma con le identiche finalità di acquisizione di potere economico, mediante l’assoggettamento e l’omertà”.

Carminati

In merito alla persona di Carminati si legge: “Questa operazione di segmentazione dei fatti provati, e financo della personalità del capo e promotore della organizzazione, è del tutto artificiosa e scollegata dalla realtà, funzionale solo a giustificare la esclusione del carattere mafioso della associazione”.

 

Milena Castigli

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