La Procura di Roma ha impugnato la sentenza di assoluzione per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino dalle accuse di falso, peculato e truffa per le cene pagate con la carta di credito dell’amministrazione e per le consulenze della onlus Imagine. Si riapre così una vicenda che sembrava oramai chiusa. “L’organo dell’accusa ha fornito l’evidenza positiva del fatto” che Ignazio Marino ha “utilizzato la carta di credito per spese voluttuarie al solo fine di soddisfare bisogni personali”, ha scritto la procura di Roma nell’atto di impugnazione della sentenza che ha assolto l’ex sindaco lo scorso 7 ottobre scorso.
Nell’assolvere Marino, il gup Pierluigi Balestrieri ha parlato di “errori ed imprecisioni” non penalmente rilevanti, ma figlie di “un sistema organizzativo improntato, soprattutto nella prima fase, a imprecisione e superficialità”.
Nel provvedimento di appello, firmato dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, si legge che “risulta illogico affermare che un evento apparentemente di rappresentanza possa essere considerato ‘pubblico’ sulla base di valutazioni soggettive e non verificabili rimesse all’arbitrio del pubblico ufficiale che la eroga in ordine ad oggetto, tempo, modalità, beneficiari, pubblicità”. Inoltre, per i pm, per “26 volte sul totale delle 56 contestate, la cena si è svolta in una giornata festiva o prefestiva e tale circostanza induce a concludere che si trattasse di incontri svoltisi negli spazi di tempo lasciati liberi dagli impegni istituzionali”. Non solo, nell’atto di impugnazione si sottolinea come la restituzione alle casse dell’amministrazione di oltre 19 mila euro da parte dell’ex sindaco dopo il clamore mediatico assunto dalla vicenda, possa essere ritenuta “compatibile con un uso non lecito della carta di credito”. Quanto alla Onlus “Imagine”, creata nel 2005 con l’obiettivo di fornire aiuti sanitari in Sudamerica e Africa, Marino è stato coinvolto in relazione a certificazioni redatte, tra il 2012 ed il 2014, per compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi, con presunta truffa ai danni dell’Inps di circa seimila euro, i pm sottolineano come “l’effettiva consapevolezza dell’imputato dell’artificiosità e falsità dell’ operazione realizzata”.
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