Caso Marra, le chat di Di Maio. A Raggi disse: “E’ un servitore dello Stato”

Dalle dichiarazioni agli sms il passo è veramente breve: nemmeno il tempo di sostenere, nel corso di un’intervista a “In 1/2 ora”, di aver preso l’iniziativa di “cacciare” Raffaele Marra, che spuntano due nuove chat, le quali proverebbero come invece, in realtà, Luigi Di Maio ne fu garante. A far esplodere il nuovo caso pentastellato è il quotidiano “Repubblica”: secondo quanto riferito, a smentire il vicepresidente della Camera ci sarebbero due distinte conversazioni, rimaste nella memoria dello smartphone di Raffaele Marra sequestrato al momento del suo arresto, e risalenti all’agosto scorso. In tali chat emergerebbe chiaramente come Di Maio non abbia incontrato l’ex capo di gabinetto, il 6 luglio scorso, per parlare del suo licenziamento (come da lui sostenuto). Al contrario, le parole del dirigente M5S (riportate nel secondo dei due sms) avrebbero avuto lo scopo esattamente opposto: tranquillizzare Marra ed esortarlo a continuare il suo lavoro, in quanto “servitore dello Stato”.

La prima chat

Cosa è scritto, dunque, in queste nuove prove? La prima è datata – come l’altra – 10 agosto 2016, lo stesso giorno nel quale era prevista la votazione sulla mozione di sfiducia nei confronti dell’allora assessore all’Ambiente, Paola Muraro. In quegli stessi giorni, però, andavano definendosi anche i presupposti che avrebbero portato al successivo filone d’inchiesta, con i primi arricciamenti di naso nei confronti delle nomine del minidirettorio della Sindaca Raggi (il cosiddetto “raggio magico”). Raffaele Marra, già nel mirino dei pentastellati del direttorio di Milano, i quali insistevano sul suo allontanamento, scrisse un lungo messaggio di sfogo alla stessa Virginia Raggi (registrata sotto il nickname “Mio Sindaco”), nel quale veniva implicitamente nominato l’avvenuto colloquio con Di Maio ma in toni e argomenti ben diversi da quelli sostenuti dal vicepresidente della Camera: “Vorrei anche ricordarti – scrive a Raggi – che ho manifestato la mia disponibilità a riprendere l’aspettativa sin dal giorno in cui ho incontrato il vice presidente Di Maio, a cui manifestai la mia disponibilità a presentare l’istanza qualora non fossi stato in grado di convincerlo, carte alla mano, sulla mia assoluta correttezza morale e professionale. L’incontro, come sai, andò molto bene, tanto che lui mi disse di farmi dare da te i suoi numeri personali. Cosa che per correttezza non ho mai fatto. Pensavo che quell’incontro potesse rappresentare un punto di svolta. Evidentemente mi sbagliavo”.

Di Maio: “Non si senta umiliato”

A questo punto, sembrerebbe risultare abbastanza evidente come, più che su una minaccia di licenziamento, l’incontro sia stato orientato su un rinnovamento della fiducia a Marra (tanto da concedere all’interessato i numeri telefonici personali) e sull’invito a non cedere. E, qualora fosse ipotizzabile una non verità nelle parole di Marra, a fugare i dubbi ci pensa la seconda chat incriminata, pubblicata ancora da “Repubblica”. Si tratta in realtà di un messaggio di Luigi Di Maio indirizzato alla sindaca la quale, dopo aver messo a parte il dirigente delle perplessità del suo fedelissimo, gli scrive per tranquillizzarlo e, nell’ultima parte, allega la risposta di Di Maio: “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”. Toni decisamente dissonanti rispetto a quelli dichiarati dal grillino nell’intervista con Lucia Annunziata. Gli elementi che emergeranno dall’interrogatorio dell’ex capo di gabinetto del Campidoglio, slittato fino al termine dell’indagine della Procura (con conoscenza di tutti gli atti processuali), diventano a questo punto sempre più decisivi.