La Santa Sede rinnova il suo “no” alla proliferazione nucleare

Settantaquattro anni fa, nelle disteste desertiche del New Mexico (Usa), aveva luogo il primo test nucleare della storia, denominato, con un meschino sense of humour, “Trinity”. Da allora, come ha ricordato monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, nel suo intervento all'incontro di Alto livello organizzato sette giorni fa all'Onu in occasione della Giornata internazionale contro i test nucleari, nel mondo sono stati condotti oltre duemila test nucleari, disseminati in quattro Continenti da parte di otto Paesi. A distanza di oltre mezzo secolo, la Santa Sede rinnova il suo impegno alla promozione del disarmo nucleare. Lo ha ribadito ieri l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, nell'intervento tenuto alla 63° Conferenza generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.

Coerente allo spirito dell'enciclica Laudato si', Gallagher ha lodato gli sforzi dell'Agenzia internazionale per il suo obiettivo di promozione dell'informazione sul nucleare attraverso forum globali, regionali e nazionali. Nello specifico, il presule ha ricordato come – similmente a quanto riporta l'enciclica di Papa Francesco – un reale sviluppo tecnologico non può essere scisso da quello umano. Nella Laudato si' il Pontefice ricorda, invece, come “l'uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza, perché l'immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell'essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza“. La Santa Sede vuole, dunque, ribadire il suo impegno a sostegno dello sviluppo umano integrale e loda i progetti di cooperazione tecnica dell'Agenzia che ha come temi centrali la salute, l'acqua e l'ambiente.

L'appello a uno sviluppo umano che lambisca anche la coscienza è centrale – ricorda Gallagher – quando si parla di denuclearizzazione disarmo. Nello specifico, il presule ha ricordato la firma del Trattato per la proibizione delle armi da parte della Santa Sede, stilato con lo scopo di monitorare gli impegni presi dall'Iran. Proprio per questo, Gallagher ha espresso riserve in merito alle “deroghe” da parte di Teheran al disarmo. Parallalamente, rircorda l'arcivescovo, è importante dare risalti agli “sforzi costanti e pazienti” della comunità internazionale, soprattutto in Nord Corea dove si sta profilando una minccia al trattato di non proliferazione nucleare.