Passi da gigante nella guerra ai tumori grazie alla rivoluzione della terapia genica con le cellule Car-t che permettono di offrire una possibilità di cura a pazienti con Linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche che sono andati incontro a ricaduta dopo una o più terapie convenzionali.
Passa per la terapia genica con le Car-t, che istruiscono i linfociti T e altre cellule del sistema immunitario ad attaccare in maniera mirata le cellule tumorali, il possibile ampliamento delle opzioni di cura per i pazienti con linfomi maligni, nello specifico il linfoma a grandi cellule B recidivante refrattario, quello follicolare recidivante e refrattario e a cellule mantellari.
La comunità scientifica ne ha discusso in tre momenti chiave: la conferenza biennale sui linfomi maligni a Lugano, il Congresso annuale dell’Associazione europea di Ematologia e il Meeting annuale della Società Americana di Oncologia Clinica, con studi che hanno supportato l’utilizzo di questa terapia, approvata in Italia per il linfoma a cellule B refrattario e recidivante in terza linea, come seconda linea di terapia.
Oltre allo studio di fase II Alycante, che va valutato l’uso axicabtagene ciloleucel in 62 pazienti con linfoma a grandi cellule B recidivante e refrattario dopo una precedente linea di terapia che non erano in grado di sottoporsi a chemio ad alte dosi e a trapianto autologo di cellule staminali, gli occhi sono stati puntati sullo studio multicentrico globale di fase III Zuma-7, che valuta la sicurezza e l’efficacia di axicabtagene ciloleucel rispetto all’attuale standard di cura per la terapia di seconda linea in pazienti adulti con linfoma a grandi cellule B recidivante o refrattario entro 12 mesi dalla terapia di prima linea. I dati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, indicano una sopravvivenza complessiva più lunga a un follow-up di 47,2 mesi rispetto allo standard di cura come trattamento iniziale. Axicabtagene ciloleucel è il primo trattamento in quasi 30 anni a dimostrare un significativo miglioramento della sopravvivenza.
“I risultati – rileva Stefano Luminari, dell’Università di Modena e Reggio Emilia – hanno mostrato alti tassi di risposta e una remissione duratura in questo tipo di pazienti difficili da trattare. A un follow up mediano di 47,2 mesi, Zuma-7 ha dimostrato una riduzione del 27% del rischio di morte rispetto allo standard di cura. A 4 anni, il 54,6% dei pazienti che hanno ricevuto axicel sono vivi rispetto al 46% del braccio di confronto. È importante sottolineare che all’interno di questo braccio il 57% abbia ricevuto una terapia cellulare in terza linea”. Gilead Kite ha inoltre annunciato i risultati positivi di due studi real-world, che supportano l’uso di axicabtagene ciloleucel nel linfoma follicolare recidivante e refrattario e brexucabtagene autoleucel nel linfoma a cellule mantellari.
Fonte: Ansa
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