Permane lo stato di emergenza a causa della siccità in Catalogna. La situazione rest delicata e si prevede che l’acqua verrà portata nella regione via nave da Valencia. Oggi una riunione fra il ministro per la Transizione ecologica, Teresa Ribera, e il consigliere di Azione climatica della Generalitat, David Mascort.
Per far fronte all’emergenza della siccità in Catalogna, che ha portato all’avvio di un piano di razionamento la scorsa settimana, il governo centrale valuta di portare acqua nella regione via nave da Valencia. La misura sarà definita oggi in una riunione fra la ministra per la Transizione ecologica, Teresa Ribera, e il consigliere di Azione climatica della Generalitat, David Mascort, in cui sarà discusso anche il finanziamento di nuovi impianti di desalinizzazione nella regione, segnala il governo regionale. Il presidente della regione valenziana, Carlos Mazon, ha chiesto ieri al ministero di transizione ecologica di garantire “per scritto” che l’invio di acqua alla Catalogna dall’impianto di desalinizzazione di Sagunto (Valencia) non pregiudicherà l’approvvigionamento della costa valenziana, riferiscono oggi i media iberici, fra i quali La Vanguardia.
Il governo catalano ha decretato il primo febbraio lo stato di emergenza per la prolungata siccità, senza precedenti, che comporterà limitazioni nei consumi per 6 milioni di residenti in 200 municipi nell’area metropolitana di Barcellona e Girona, riforniti dai bacini del sistema Ter-Llobregat, ridotti al livello di guardia del 16% della capacità. Nell’annunciare oggi la misura, il presidente catalano Pere Aragones ha ringraziato “gli sforzi congiunti dei cittadini, del settore industriale, di quello agricolo il lavoro di programmazione dei tecnici, che con gli investimenti hanno consentito un uso più efficiente delle risorse e di ritardare di 15 mesi l’entrata nello stato di emergenza”. “Non avevamo mai affrontato una siccità tanto prolungata, senza pari da quando esistono i rilevamenti pluviometrici: da tre anni non piove quanto ci sarebbe bisogno in Catalogna”, ha spiegato in conferenza stampa Aragones, affiancato dal consigliere di Azione Climatica, David Mascort. Il decreto prevede misure a corto, medio e lungo termine di razionamento delle risorse idriche, in collaborazione con i comuni e con il governo centrale, per accelerare l’adeguamento delle infrastrutture alla “nuova realtà climatica”, ha segnalato il presidente della Generalitat. Che si è detto “sicuro che la Catalogna sarà capace di superare anche questa nuova sfida, come già ha fatto per la pandemia”.
Nemmeno le ultime scarse piogge sono riuscite infatti a compensare le riserve idriche prosciugate nei due bacini delle conche interne che alimentano il sistema Ter-Llobregat, dove restano riserve solo per i prossimi 15 mesi. La fase di emergenza decretata oggi dalla Generalitat comporta limitazioni d’acqua per uso agricolo dell’80%, del 50% per gli allevamenti e del 25% per uso industriale. E’ previsto il razionamento del consumo individuale a 200 litri al giorno per abitante, per cui i comuni potranno ridurre la pressione delle erogazioni o prevedere tagli orari delle forniture. Le limitazioni riguarderanno, fra l’altro, il divieto di docce sulle spiagge, di riempire piscine private incluse quelle degli alberghi o condominiali, con acqua che non sia quella di mare o riciclata, ma non proveniente da reti di approvvigionamento. Vietato l’uso dell’acqua per il lavaggio auto, autorizzato solo in stabilimenti specializzati con sistema di riciclo idrico. Così come l’irrigazione di alberi e vegetazione urbana, autorizzata solo con acqua di provenienza freatica o rigenerata. Se persiste la prolungata siccità, l’emergenza passerà – probabilmente prima della prossima estate – a una seconda fase, che contempla la riduzione del consumo quotidiano pro capite a 180 litri/abitante e, poi, a un terzo livello, a un massimo di 160 litri al giorno. Secondo l’Organizzazione mondiale della salute (Oms), una doccia standard consuma circa 100 litri di acqua.
Fonte Ansa
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