Il primo dato assodato è che il coronavirus non frena il voto: con un’affluenza che sfiora il 40%, la prima giornata dell’Election Day si chiude con un buon risultato in termini di corsa alle urne. In totale, si arriva a un buon 53,84%. Sul piatto, del resto, non c’era solo il Referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, ma anche importanti elezioni in regioni chiave. Toscana e Puglia su tutte, ma anche Campania, Liguria, Veneto, Valle d’Aosta e Puglia (andamento simile in termini di affluenza, sul 41%), oltre alle restanti amministrative che, come e quanto la consultazione referendaria, danno il peso dell’andamento del governo giallorosso nella fase post-lockdown.
Urne chiuse alle 15, con il primo exit-poll che parla del Sì al taglio fra il 60 e il 64% e il No tra il 36 e il 40%. Un risultato che premia la riforma legislativa approvata in Parlamento, anche se per i risultati definitivi ci vorrà ancora qualche ora. La prima proiezione su dati reali, che ha coperto un campione del 5%, piazzava il Sì al 65,6% mentre il No si fermava al 34,4%. Il fronte del Sì si è poi ulteriormente allargato, portandosi sul 69,2% contro il 30,8% del No. Risultati che grosso modo si confermano a fine giornata, con il Sì che si attesta poco sotto il 70%,
Più interessante la sfida a livello regionale: la partita cruciale si giocava sulla linea diagonale fra Toscana e Puglia, considerate entrambe un passaggio fondamentale per il futuro politico del Paese. Secondo gli exit-poll si viaggiava su fronti paralleli: in Toscana con la sfida fra il candidato di Centrosinistra Eugenio Giani e la rappresentante del Centrodestra Susanna Ceccardi. Il primo partito è il Pd (34.4%), segue la Lega al 22,6%. Alla fine, il 48,2% dei consensi basta a Giani per far sì che non si ripeta una nuova Umbria e che la Regione resti al Csx, anche se Ceccardi non chiude poi troppo lontano (40,4%).
Risultati simili in Puglia: il governatore uscente, Michele Emiliano scava via via il margine sufficiente per tenere a distanza lo sfidante Raffaele Fitto (Cdx). La partita si chiude sul 46,6% per il presidente, che trionfa soprattutto grazie alla sommatoria delle sue liste.
In Veneto non c’è stata partita, con il governatore uscente Luca Zaia che si guadagna la riconferma del Cdx alla Regione con un margine siderale sugli sfidanti. Il parziale dice vittoria al 76,6%. Mai in gara il rivale di Centrosinistra, Arturo Lorenzoni, sul 16,1%.
Riconferma netta anche per il governatore uscente della Liguria, Giovanni Toti. Il Cdx si tiene la Regione con un 55% dei consensi, mentre lo sfidante di Centrosinistra Ferruccio Sansa chiude sul 38,4%.
Come Emiliano in Puglia, anche Vincenzo De Luca incassa la riconferma sua e del Centrosinistra alla guida della Regione: il governatore uscente tocca un margine inattaccabile, con il 64,7% dei voti contro il 20,8% del rivale di Centrodestra, Stefano Caldoro.
Qui arriva la svolta a destra. Il candidato Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia ma rappresentante del Cenetrodestra unificato, scalza la Sinistra e va a prendersi la Regione con il 51,2% dei voti, staccando il rivale di Csx, Maurizio Mangialardi, fermo sul 35,7%. Un risultato clamoroso anche per il partito del neo-presidente: FdI schizza al 18%, contro l’appena 5,8% delle Elezioni europee.
Diverso il sistema elettorale in Valle d’Aosta, dove il primo partito è la Lega, che si attesta sul 20-24%. Più indietro il Progetto Civico Progressista, che include anche il Pd, sul 13-17%. Ancora più giù l’Union Valdoteaine (11-15%) e il Centrodestra (FI e Fdi-Meloni) all’8-10%.
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