“Se falliamo sul Recovery fund avete il diritto di mandarci a casa”. Il premier Giuseppe Conte ha scelto il contesto di Norcia, uno dei luoghi simbolo della sofferenza legata al terremoto del Centro Italia, per ribadire la centralità della sfida dei fondi europei. Una partita cruciale sulla quale il governo, come implicitamente fatto capire dal presidente del Consiglio, si gioca gran parte del proprio futuro. Anche per questo, come già accennato parlando del tema Ilva, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri torna a ribadire, in audizione alla Camera, l’essenzialità di fornire risposte al Paese.
“Non faremo centinaia di microprogetti – ha detto il titolare del Mef davanti alle commissioni Bilancio e Finanze – ma pochi grandi progetti, a loro volta questi saranno anche collegati da una logica a missione, quello che conta non è la logica burocratica del singolo progetto ma l’obiettivo complessivo che si vuole raggiungere che richiede poi un intreccio di investimenti, riforme, policy”.
Un altolà a chi, a seguito delle indiscrezioni legate a centinaia di proposte formulate dai Ministeri. A tal proposito, Gualtieri precisa che “sono uscite parti di documentazione molto datata totalmente preliminare, che appartiene a una fase totalmente superata che hanno interesse relativo”.
In sostanza, il messaggio del ministro è che la sfida del Recovery fund è troppo importante per lasciar spazio anche alla minima scintilla di una possibile polemica. Un concetto reso esplicito dalle parole del premier ma rilanciato anche davanti alle Commissioni della Camera, parlando di “un punto di svolta per il rilancio dell’economia” e di “un’occasione irripetibile per uscire da un lungo periodo di stagnazione e da una crisi senza precedenti a causa della pandemia, tornando allo sviluppo e a investire sul futuro”.
Questo, spiega Gualtieri, per “dare ai giovani nuove opportunità di lavoro e per vivere in un paese più avanzato e più rispettoso dell’ambiente”. La prima bozza è attesa il 15 ottobre, giorno in cui l’Italia cercherà “accelerare ulteriormente la predisposizione del piano finale e fare in modo che i tempi di approvazione da parte della Commissione saranno più rapidi possibile”. Poi tre mesi massimo per l’approvazione, e anche per capire se le misure adottate risponderanno alle istanze comuni.
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