Si è conclusa con l’ennesimo assalto al cantiere della Torino-Lione, a Chiomonte, la tre giorni di protesta No Tav in Valle di Susa. Il movimento di protesta italiano é sorto nei primi anni novanta. Critica la realizzazione di infrastrutture per l’alta velocità ferroviaria (nota come Tav, “Treno ad Alta Velocità”) perché ritenuta esempio di una gestione sbagliata della spesa pubblica e della tutela del territorio. La “tre giorni di lotta” – iniziata lo scorso 17 luglio – è stata organizzata dal Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno.
L’ultimo blitz nella notte, quando i manifestanti hanno dato fuoco ad una delle cancellate poste a protezione dell’area di cantiere, in corrispondenza dei lavori di allargamento. La Digos di Torino ha identificato cinque manifestanti, attivisti del centro sociale Askatasuna: verranno denunciati per incendio doloso, violazione di un provvedimento dell’autorità e sanzionati per la violazione delle norme regionali sui fuochi appiccati in aree boschive. “Continuano in grande stile i festeggiamenti per il primo mese del Presidio permanente dei Mulini – scrivono i No Tav su Facebook -. Battitura e falò sui cancelli dell’allargamento! No Tav fino alla vittoria”.
Quello di stanotte è stato il terzo attacco del fine settimana. Sabato 18 luglio, al termine di un’assemblea convocata a Giaglione, i manifestanti – circa 150 persone, alcune delle quali appartenenti al centro sociale Askatasuna – hanno raggiunto il cancello sul sentiero Gallo Romano per la consueta “battitura” dei cancelli posti a protezione del cantiere della Torino-Lione. Alcuni di loro hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine. La polizia ha risposto con i lacrimogeni. I manifestanti hanno poi cercato di danneggiare il cancello che impedisce di avvicinarsi al cantiere. Nessuno è rimasto ferito, ma sono state identificate 22 persone.
Il centro sociale Askatasuna di Torino è stato al centro degli arresti avvenuti nel dicembre del 2019. In quella occasione, la polizia aveva arrestato diversi storici antagonisti torinesi e del nordest, impegnati da anni nel movimento “No Tav”. Gli uomini della Digos avevano arrestato 14 persone tra leader e militanti del centro sociale Askatasuna di Torino ed esponenti del centro sociale Guernica di Modena e del centro sociale Bocciodromo di Vicenza. In carcere, tra gli altri, erano finiti Giorgio Rossetto e Mattia Marzuoli, leader storici del centro sociale torinese.
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