Primo piano

I “profughi” del Papa sono arrivati a Fiumicino

Lunghi mesi di attesa dovuti al Coronavirus, ma ora sono finalmente in Italia l’ultimo gruppo di profughi. Papa Francesco li ha voluti portare in salvo attraverso l’Elemosineria Apostolica e la Comunità di Sant’Egidio.
Si tratta di 10 rifugiati, che si aggiungono ai 57 già venuti in Italia, con diversi viaggi, il primo effettuato il 16 aprile 2016 nello stesso aereo con cui il Papa è tornato a Roma dalla sua storica visita a Lesbo.

Bloccati dalla pandemia

I profughi, che appartengono a quattro nuclei famigliari, non erano riusciti a partire nel dicembre scorso per motivi contingenti e, successivamente, erano rimasti bloccati dalla pandemia. In questo momento si trovano ancora a Fiumicino per espletare tutte le procedure di ingresso.
“Il primo corridoio umanitario dopo il lockdown – spiega una nota di Sant’Egidio – è stato reso possibile grazie ad una preziosa sinergia tra le autorità italiane e greche, in particolare tra il Viminale nella persona del Capo Dipartimento Michele di Bari e il ministero dell’Immigrazione e Asilo greco”.
“I corridoi umanitari – ha spiegato il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi – non sono finiti. Per queste famiglie c’è stata una lunghissima attesa, sembrava che tutto fosse chiuso, invece i corridoi si riaprono. Questa è una grande speranza e gioia.
Credo che la scarsità di risorse che stiamo vivendo in questo tempo di pandemia si certamente un grosso problema ma c’è bisogno di concentrare gli aiuti. Ora per per tutti questi profughi si apre un percorso individualizzato”.

L’accoglienza

La conferenza stampa e il benvenuto sono in corso nella mensa di via Dandolo, per l‘indisponibilità dell’aeroporto a causa della pandemia. Seguirà un pranzo di accoglienza nella stessa mensa. Saranno presenti, ad accoglierli, anche alcuni rifugiati già venuti da Lesbo in passato e ormai integrati.

Le storie

I 10 rifugiati sono afghani, come la grande maggioranza dei profughi a Lesbo e rappresentano 3 famiglie e un single. Una famiglia con genitori e due figli (che portano un quadro in cui sono rappresentati alcuni angeli, cioè i loro salvatori, accompagnato da una lettera della madre, Razieh Gholami).
Sempre Razieh Gholami aveva scritto anche un’altra lettera straziante, sulle condizioni di vita nel campo. L’aveva scritta nel maggio scorso durante una visita a Lesbo dell’Elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajeski e la Comunità di Sant’Egidio.
Ci sono poi una giovane coppia di sposi, una vedova con due figli e un single. Questo è uno dei tanti giovani partiti in cerca di una nuova vita e attualmente bloccati da mesi, alcuni da anni, nell’isola greca.

Rossella Avella

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