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Perché il Papa dice ai preti di “non fare come don Abbondio”

In tanti si sono sorpresi per l’evocazione della figura di don Abbondio in una riflessione del Papa, il quale ha detto rivolgendosi ai sacerdoti: ”non si deve fare come don Abbondio”. Ma cosa vuol dire “non fare come don Abbondio? Vale la pena ricordare questo personaggio, uno dei protagonisti del celebre romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.

Ecco come lo introduce il Manzoni: “Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro”. Ricordiamo, per chi l’avesse rimosso dagli studi giovanili, che il Curato inventato dal romanziere lombardo è diventato l’emblema della vocazione alla comodità, della mancanza di fegato, del fondamentale egoismo che induce a posporre sempre le altrui esigenze alla proprie.


Don Abbondio e i bravi

E così al povero Renzo che gli chiede la data delle proprie nozze con Lucia, don Abbondio, impaurito dagli scagnozzi di don Rodrigo, oppone una serie grottesca di scuse e perdite di tempo. Sia poi detto, per inciso, che il prepotente don Rodrigo, signorotto abituato a spadroneggiare e a gonfiarsi di vanità come un pavone, morirà poi di quella peste da lui derisa e contro la quale non adottò mai misure di precauzione continuando a svolgere la sua vita sociale dissoluta e mondana. Insomma, tanto don Abbondio è pauroso e preoccupatissimo della propria incolumità, così don Rodrigo è strafottente e talmente sicuro di se da non temere neppure la pestilenza che lo ucciderà.

Quindi il pavido sacerdote, dalla barcollante fede e dal granitico individualismo, costituisce la nemesi di quel buon clero che, al contrario di don Abbondio, in ogni epoca si fa carico responsabilmente delle difficoltà collettive e singole del popolo di Dio.

Oggi, in epoca di dilagante emergenza sanitaria, il buon prete, secondo Papa Francesco, è colui che evita di comportarsi come don Abbondio e segue con coscienza la propria vocazione alla vita spirituale e caritativa, perché come insegna il Vangelo, il corpo è il tempio dello Spirito e averne cura è nostro dovere in attesa del giorno del giudizio, nel quale, ricordiamolo sempre, risorgeremo in anima e corpo.

Macario Tinti

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